Dai remi ai libri, questione di cuore

Valentina ha 24 anni, un prima e un dopo: fino al 2012 era una campionessa di canottaggio: «Poi le aritmie mi hanno fermata. Ora sono una persona nuova, studio e lavoro»

– La nuova ha tutta la forza e la determinazione di quella “di prima”, ma ha anche una saggezza più grande. Nonostante abbia passato da poco i vent’anni, nella vita di questa ragazza ci sono già un prima e un dopo.
Il prima è la vita di una giovane campionessa e promessa dello sport, medaglia d’argento agli Europei di canottaggio 2010. Il dopo è la storia che ci racconta oggi. In mezzo ci sono le bizze di un cuore giovane e allenato che, improvvisamente, non sta più bene.

A segnare il cambio di passo, la decisione di riprendere in mano la propria vita da studentessa. Ora Valentina ha 24 anni, studia comunicazione all’Insubria, lavora e guarda al futuro con positività.
«Ho cominciato a fare canottaggio a 10 anni – racconta – e non mi sono più fermata». Un destino quasi tracciato il suo, con mamma e papà entrambi impegnati nella stessa disciplina ed ex campioni.
«Già dalle medie per me – ricorda – c’erano quattro allenamenti alla settimana. Poi, crescendo, ho cominciato il liceo scientifico e ho continuato con lo sport a livelli molto alti e a costo di grandi sacrifici». Allenamenti, raduni, alimentazione ad hoc, fine settimana sacrificati a gare e trasferte: tutto nel suo mondo di ragazza ruotava attorno ai remi. «Sono cose che uno sportivo fa senza troppi problemi – dice – perché ha un obiettivo».

Anche sotto la maturità Valentina non rinuncia al raduno della squadra e il mondo per lei sembra andare veramente a tutta velocità. Nel 2009, con la maturità in tasca, si iscrive a biologia all’Insubria. «Il mio obiettivo era Londra 2012. A quel punto era la mia prossima tappa, quella su cui puntare».
Ma è proprio quando il traguardo si avvicina che il suo cuore fa le bizze: Valentina sente strane aritmie e il verdetto medico è

categorico: per lei arriva prima uno stop di un mese e poi, dopo qualche tempo, una pausa forzata ancora più lunga, di otto mesi. Infine la certezza di non poter più gareggiare, la fine di una carriera che le pronosticavano di successo.
«Lì mi è crollato tutto addosso, perché tutto quello che avevo costruito era svanito e non potevo farci nulla».
Così, a 22 anni e mezzo, Valentina riprende in mano la sua vita e cambia strada. «Mentre ero ferma e delusa mi hanno offerto di effettuare uno stage nello staff organizzativo dei Mondiali di canottaggio a Varese – racconta – Da lì ho capito che non mi interessava studiare biologia».
Quindi fa punto a capo e ritorna matricola a comunicazione, sempre all’Insubria. Valentina macina le tappe, ma non solo. «Ora mi mancano 4 esami alla laurea breve – dice – poi voglio iscrivermi alla specialistica».

«A volte mi sento più piccola dei miei colleghi di corso nonostante la mia età: è come se ci fosse stata una pausa nella mia vita. Ho ripreso il filo da dove era rimasto e sto crescendo. Ho capito – continua Valentina – che puntare tutte le proprie carte su di una sola cosa è troppo rischioso».
Adesso accanto allo studio per lei c’è anche un lavoro. «Sono una persona diversa e non mi riconosco più, anche se non sono per nulla pentita di quello che ho fatto, che mi ha permesso di vivere dei momenti bellissimi, di viaggiare e conoscere un sacco di cose».
Della Valentina Calabrese di prima cosa si porta dietro questa nuova persona? «Tutta la determinazione che ti insegna lo sport, e anche il fatto che nulla mi fa paura: quando per anni hai imparato a gestire lo stress e la tensione delle gare, non ti mette certo ansia un esame all’università».