«È la Casa di Francesco. Ma è la casa di chi soffre»

Taglio di nastro per la nuova struttura di via Ferrari a Gallarate. L’assessore Silvestrini: «Emergenza abitativa piaga da sconfiggere»

GALLARATE – Il nastro è stato tagliato. Da adesso la “Casa di Francesco” di Gallarate diventerà polo di riferimento a sostegno di chi si trova in disagio abitativo. A presentarlo ai cittadini è , il vicepresidente della Caritas Ambrosiana fornitrice delle maggiori risorse economiche alla struttura, l’assessore, il sindaco e il prevosto don .
La casa di cortile abbandonata di via Ferraris viene notata durante la ricerca di una struttura più stabile e duratura che possa offrire riparo dal freddo ai senza dimora che dormono all’addiaccio.

Da lì nasce l’idea dell’assessore Silvestrini, che esprime la sua gioia per il traguardo raggiunto: «Nei primi mesi del mio assessorato la prima emergenza che ho affrontato è stata quella abitativa. La crisi economica drammatica non solo ha tolto lavoro a molti nostri concittadini e concittadine, ma anche la casa. Nella cronaca di questi primi 5 anni, la casa di Francesco è stata la primissima idea come risposta forte a persone in stato di vera povertà».

«L’edificio – racconta Guenzani – nato come azienda tessile Foderami-Dragoni, il cui settore ha fatto la storia di questa città, è diventato sede della vigilanza urbana poi trasferitasi. Ripristinarlo è stata una scelta soddisfacente per dare una risposta a queste esigenze concrete».
Gualzetti invece descrive il coinvolgimento di Caritas nella ristrutturazione dei due piani della casa e spiega che il progetto è stato realizzato a nome di tutta la comunità cristiana gallaratese a servizio dell’intero territorio provinciale. «I 17 posti al primo piano saranno dedicati alle permanenze di media durata e si tradurranno in progetti concreti e seri di riacquisto di autonomia e per il reinserimento abitativo, lavorativo e sociale seguendo la capacità di risposta all’emarginazione delle specifiche persone o dei piccoli nuclei familiari.
L’accoglienza notturna breve, di massimo due settimane, composta da sette posti letto al piano terra sarà invece dedicata a persone in situazioni di grave emarginalità e senza dimora».
La gestione della casa è garantita dalla presenza fissa di un custode e dagli operatori professionali della cooperativa Intrecci che prende in carico la struttura. Lavanderia e servizio docce saranno servizi diurni aperti a tutti a cura dei volontari di Caritas– una cinquantina quelli formati ad oggi – mentre Croce Rossa si occuperà di un piccolo ambulatorio. Don Ivano gioisce del risultato del «fare insieme, frutto delle persone che vivono la città».
Infine il sindaco chiude il coro di presentazione con tono scherzoso: «Avevo pensato di invitare il Papa, ma se poi avesse accettato come faceva la città ad accoglierlo? Allora ho scelto di mandare solo un messaggio al suo portavoce, Padre Lombardi, che ha ringraziato».