Eliminiamo la politica e vivremo meglio

L’editoriale di oggi, di Dino Azzalin, scrittore, editore e dentista varesino

Basterebbe non produrre più armi che ci toglierebbero dal mondo il 98 per cento dei conflitti e delle guerre. Meno lutti, meno rovine, meno dolore. Semplice? Invece no: Utopia!
Basterebbe togliere la politica dallo Stato, di cui francamente non si sentirebbe mai la mancanza, visto il grande partito dell’astensione alle ultime regionali. Discorso becero e qualunquista? Forse, ma non dico per sempre, solo per un po’, forse l’Italia andrebbe meglio e ci sarebbe più lavoro per tutti. Bisognerebbe provare.

Oggi, ovunque nel mondo, la maggior parte della gente ha perso la fiducia nei politici. Corruzione e scandali sono diventati la norma in ogni Paese e in ogni partito, per cui la gente ha perso la fiducia anche dei propri sostenitori. Molti credono che la politica generi automaticamente la corruzione, di qui il detto: «Dove c’è potere c’è corruzione».
Nessuna meraviglia quindi se la maggioranza (gli astenuti) delle persone non ha fiducia non solo nei politici,

ma anche nella politica in quanto tale. Molti si rifiutano di votare, non credono più che i partiti portino cambiamenti significativi al bene del Paese.
Spesso le persone sono disgustate dalla doppiezza di chi siede in Parlamento, dai voltagabbana, dal continuo travaso di senatori e deputati da un partito all’altro per mantenere equilibri e sottili forme di privilegio.
Nessuna meraviglia se taluni pensano che «quando si stava peggio si stava meglio». Proclami e parole vuote a cui non seguono i fatti peggiorano le cose, perché in questo modo si lascia che la società sia gestita da politicanti preoccupati più del loro potere personale che degli interessi della collettività.
In quarant’anni, non ho ancora capito a cosa e a chi serva la politica, eppure tutti le volano intorno come a un’ape regina. Forse solo a quegli avvocati mediocri che non hanno fatto carriera altrove e occupato posti di potere per loro inadeguati, e la cui mediocrità si riflette su scelte politiche scellerate.
Basterebbe togliere la politica dalla Costituzione: d’accordo la mia è una provocazione, ma io credo che si risparmierebbe molto. Ricordate Varese durante Tangentopoli, quando fu commissariata e sorretta per più di un anno da un commissario governativo?
Ebbene nessuno sentì la mancanza né di un sindaco, né di un consiglio comunale, né di assessori.

La vita della città filò via liscia e senza intoppi, anche la speculazione edilizia subì un arresto, fino al crollo non definitivo con la crisi economica del 2008.
A occuparsi di edilizia non servono i politici, basterebbe costruire scuole, ospedali, case per anziani ed edifici socialmente utili, tanto le strade le fanno gli ingegneri e le case “i magutt”, i mal di denti lo mettono a posto i dentisti, e via dicendo.
Solo in viale Europa, strada che percorro tutti i giorni, ci sono almeno cinque cantieri edilizi falliti o interrotti da anni o file di case invendute, eppure ci sono altrettanti cantieri addirittura dirimpettai, alla faccia del risparmio di consumo del suolo, e c’è l’80 per cento delle scuole con ancora l’intonaco di 50 anni fa. Una società di questo tipo non è una società giusta, e se non s’interviene sulle cause culturali e sociali sarà sempre più ingiusta.
Una nazione si rifonda dall’istruzione e dall’incessante educazione nelle scuole, non si sono alternative: soltanto questo sarebbe l’inizio di una vera e autentica rivoluzione.