Expo roba per ricchi? No, festa per tutti

L’editoriale di Carlo Passera, giornalista di Identità Golose

A raccontare che le cose vanno bene, si passa se per ingenui. Nel migliore dei casi. Altrimenti, per prezzolati. Ma se ci s’inventa di sana pianta che invece vanno male, si è semplicemente scorretti: e allora io preferisco passare per fesso, dovendo proprio scegliere. Son pur sempre lombardo: l’onestà prima di tutto, come dice mia madre.
L’Expo 2015 è una festa quotidiana. Migliaia e migliaia di persone sciamano ininterrottamente sotto alla terrazza da dove scrivo, beato.

Nei primi giorni si guardavano attorno spaesate, ora i più si sentono a casa: perché si assottiglia il numero di coloro che sono all’esordio. Tutti tornano, e già questo è un segno inequivocabile: se non altro per vastità, l’Esposizione richiede più giorni di visita. E non ci si annoia affatto.
Non ci si annoia nemmeno, ma sale il nervosismo a leggere (sui giornali) o sentire (in televisione) la marea montante di balle populistiche che su Expo vengono, nonostante tutto e tutti, quotidianamente propalate. C’è una sola cosa peggiore del giornalista che incensa tutto, a prescindere: quello che fabbrica a tavolino le armi spuntate con le quali cerca invece di denigrare ogni cosa. Il primo sarà un patetico lecchino, ma il secondo può fare addirittura più danni: il primo crea bolle di sapone, il secondo inquina la verità. A voi la scelta.

“Mangiare a Expo è roba per ricchi” raccontava ad esempio un servizio televisivo di qualche giorno fa. E giù a elencare: “Ben 20 euro per un piattino di prosciutto”; “Pizza a 10 euro, a Napoli costa 5. Ossia neanche in Campania costa così tanto” (non si capisce perché dovrebbe costare di più, ndr); “Scontrino da 115 euro per un piatto giapponese”; “Scandalo, 62 euro per un pasto argentino. A Napoli con 62 euro…” (pare che Napoli vada per la maggiore come termine di paragone. Come fosse una novità che Milano o Varese sono più care, da sempre, quotidianamente)
Consci della bellezza del Vesuvio e del Golfo, diciamo pure che tutte le sopracitate sono sciocche belinate. Si fa finta (?) di non sapere che il prosciutto sopracitato è un Bellota de Jabugo, roba per intenditori finissimi: andate in Spagna e saprete il suo valore. Il piatto giapponese è un raffinato pasto kaiseki: volate in Giappone e ne riparliamo. Insomma, se volete mangiare roba fine (e costosa) c’è di che sbizzarrirsi. Ma nessuno è costretto: libera scelta. In alternativa, vi sono 130 ristoranti e non so quanti gazebo che possono fornire pasti più economici.

Senza escludere il fatto che ciascuno può anche portarsi un panino da casa. Ci si scandalizza per un hamburger a 8 euro, un piatto di stinco di maiale con birra acclusa a 25 euro, una piadina a 8,5 euro. Conclusione delirante: una famiglia di 4 persone spende 500 euro per Expo. Boom!
Balle. C’è intanto da dire che pensare di mangiare roba decente per due lire è sciocco: la materia prima di qualità costa, ritenere che gli “all you can eat” siano un termine di paragone positivo significa non avere una minima cultura alimentare, fregarsene altamente di che cosa si ingerisce. Il che è doppiamente insensato: primo, perché siamo (dovremmo essere) la patria del cibo di qualità; secondo, perché dovremmo preoccuparci un po’ di più dell’aria che respiriamo, dell’ambiente in cui viviamo, del cibo che ingeriamo.

E poi, rifacciamo un po’ i calcoli. La famiglia di quattro persone può entrare in Expo alle 19 per 5 euro, avendo davanti a sé quattro ore per godersi l’Esposizione. Non vuole portarsi i panini da casa? Vada a mangiare una pizza da Berberé, una delle massime espressioni della pizza italiana, la trovate dietro il padiglione dell’Oman: costa 7 euro. Ed è solo uno degli esempi possibili. Costo finale? Sarebbe 48 euro (l’acqua in Expo è gratis), diciamo pure 60 se vogliamo anche il dolce o la bibita, per partecipare a un evento unico e irripetibile
Vogliamo invece spassarcela l’intera giornata? La stessa famiglia, due adulti più due bambini, entra con 86 euro.
Io consiglio però il biglietto nominativo che consente di entrare in Expo quando si vuole, per tutti i sei mesi: 115 euro. Aggiungete il cibo che vorrete, da quello caro a quello a buon mercato, ma di buona qualità. Il divertimento è gratis. Le scemenze, invece, sono difficili da digerire.