«Gli uragani sono sempre più potenti. Tutta colpa del riscaldamento globale»

Paolo Valisa, meteorologo del Centro Geofisico Prealpino: «Ma da noi questi fenomeni non capiteranno mai»

Irma è il nome dell’urgano che nei giorni scorsi ha devastato Cuba e i caraibi abbattendosi poi sulle coste della Florida con una violenza inaudita. E quella di Irma, a quanto pare, è stata una furia mai (o quasi) registrata prima. , meteorologo del Centro Geofisico Prealpino, scienziato e responsabile del servizio previsioni, spiega come nasce un uragano e soprattutto perché negli anni questi fenomeni sono cresciuti per numero e intensità. Partiamo proprio da qui,

Sì, dal 1850 ad oggi, secondo i rilevamenti del Noaa gli uragani sono raddoppiati. In un secolo circa gli uragani hanno raddoppiato sia la frequenza in cui il fenomeno si manifesta sia la loro intensità. Con picchi eccezionali, come quelli raggiunti da Irma.

Al riscaldamento globale. Un uragano è un vortice di bassa pressione caratterizzato da fronti temporaleschi che seguono un movimento rotatorio a spirale, che dà origine a violentissime precipitazioni e venti che devono superare i 137 chilometri orari. La sua formazione è dovuta all’interazione di diversi fattori concomitanti che provocano l’evaporazione di quantità d’acqua marina talmente abbondanti da consentire un enorme rilascio di energia termica durante il suo processo di addensamento nell’atmosfera. L’intensità e la durata del fenomeno sono maggiori quanto è maggiore la temperatura degli oceani.

Sì. Per questo una delle ipotesi più accreditate oggi, alla luce di studi scientifici, è che l’aumento di questi fenomeni, sia numerico che di intensità, sia da correlarsi al riscaldamento globale.

Diciamo da metà agosto sino a metà dicembre, cioè nei periodi più caldi.

L’uragano ha un centro all’interno del quale la pressione è estremamente bassa. Diciamo intorno ai 900, 920 Ettopascal.

Diciamo che la pressione nel centro dell’uragano è inferiore del 10% alla pressione atmosferica circostante. Il passaggio dell’urgano sull’acqua ne innalza il livello. Come se fosse una marea. E’ come se risucchiasse l’acqua “ritirandone” la superficie.

No, da escludersi nel modo più categorico. Il Mediterraneo è teatro, circa una volta l’anno, di quelle che si definiscono tempeste tropicali. Che sono il livello più basso, più leggero, di questo tipo di fenomeni atmosferici. Di solito si verificano nel Canale di Sicilia o nel mar Egeo.

Ci vorrebbero secoli per riportare indietro la fase attuale di riscaldamento globale. I mari, tra l’altro, trattengono tantissimo il calore. Invertire il trend è impossibile. Unica soluzione è comportarsi come con i terremoti. Non si possono evitare, ma è possibile costruire e attrezzarsi in modo tale da non esserne sopraffatti.