I piatti di Tognazzi sulla tavola del Baff

Il figlio Gianmarco racconta la passione culinaria del popolare attore: «Accettava le critiche ai film ma guai dirgli che aveva cucinato cose non buone»

– Una grande abbuffata, ma senza finale tragico, ieri al Baff: nella giornata dedicata ad Expo, lo Spazio Festival di piazza San Giovanni si è trasformato in una cucina a cielo aperto per rendere omaggio a , «un cuoco prestato al cinema» come lui stesso amava definirsi.

Gourmet raffinato e re dei fornelli, l’attore teneva ai suoi piatti ancora più che ai suoi film. Parola di , che ieri ha consegnato al pubblico del festival un ricordo inedito del padre: «Potevi dirgli che aveva recitato da cani e accettava la critica. Ma sulla cucina non si scherzava: l’unico scappellotto che mi ha dato papà è proprio dovuto a una critica su degli spaghetti all’erba di San Pietro, effettivamente immangiabili».
Caso più unico che raro,

questo, perché l’abilità di Tognazzi ai fornelli era notoria e apprezzata: una passione assoluta, la sua, che l’aveva portato negli anni Settanta a fondare una tenuta in quel di Velletri, battezzata La Tognazza, per coltivare primizie e sperimentare nuove ricette, rivisitando con estro i sapori della tradizione, senza dimenticare una spruzzata di cinema.
Sono nate così nuove ricette come il “risotto Satyricon”, ispirato al film di del 1969 e dotato – a dire del suo inventore – di poteri afrodisiaci, e un cocktail di gamberetti riveduto e corretto “alla Tognazzi” che compare anche ne “La grande abbuffata” di : proprio queste sono state le ricette realizzate ieri pomeriggio dallo chef , accompagnato per l’occasione dalla food blogger , e offerte al pubblico del Baff.

Entrambe le ricette sono tratte dai libri di cucina scritti da Tognazzi, a conferma di quanto la sua fosse molto più di una semplice passione: «Papà era un cuoco curioso e coraggioso – ha ricordato il figlio Gianmarco – Veniva da Cremona e quindi aveva una naturale affinità con i sapori nordici, ma li contaminava spesso e volentieri con quelli laziali, o con spunti di cucina internazionale, soprattutto francese. Per lui la ricetta tradizionale era un punto di partenza: non aveva timore di cambiarla, ipotizzandone l’evoluzione o spingendosi addirittura fino al suo stravolgimento».
E «il vizio del fornello», che Tognazzi stesso confessa di avere nell’introduzione di uno dei suoi libri, sembra proprio un vizio di famiglia, visto che recentemente i figli hanno ripreso in mano le sorti della Tognazza, trasformandola in una piccola azienda che produce vino, olio, conserve, marmellate e altre prelibatezze.

«Papà condivideva il suo vino e il cibo con gli amici – ha spiegato Gianmarco Tognazzi – Noi abbiamo voluto rendergli omaggio condividendoli anche con il suo pubblico. Abbiamo iniziato mettendo in commercio vino e olio, poi ci siamo allargati coinvolgendo altri piccoli produttori, che come noi lavorano con passione e attenzione alle materie prime, perché la produzione artigianale è un’arte preziosa».
Siamo, come si vede, in pieno spirito Expo. Ed è proprio sulla scorta del tema dell’esposizione universale che ha preso vita, guarda caso a tavola, un sodalizio tra Busto Arsizio e la Tognazza: «Abbiamo pensato di dedicare uno spazio ai prodotti dell’azienda all’interno dell’infopoint di Expo che verrà allestito nelle prossime settimane davanti alla stazione delle Nord – ha annunciato ieri il sindaco – perché i titoli di coda che tra due giorni caleranno sul festival non chiudono gli eventi legati alla manifestazione, che invece continueranno tutto l’anno. E perché a Busto il piatto non piange».