I quarant’anni di sacerdozio di don Carlo: «Comunicare la fede è l’urgenza di oggi»

I festeggiamenti, a Biumo Inferiore, si sono svolti domenica scorsa in maniera semplice

Ha festeggiato domenica 11 giugno i suoi primi quarant’anni di sacerdozio , in quella chiesa titolata ai Santi Pietro e Paolo che lo vide insediarsi parroco il 27 ottobre del 2013. Niente striscioni o annunci particolari a Biumo Inferiore: una Messa a sorpresa, festosa ma tenera, in linea con la gentilezza della persona.

«Volevamo fare una cosa semplice, che andasse all’origine della festa dell’ordinazione, per raccontare lo sguardo di preferenza di Cristo nella mia vita, la mia fedeltà in lui, la mia storia». Nasce, don Carlo, nel 1953 a Robecco sul Naviglio, nel magentino.

Ordinato a 24 anni, l’11 giugno del 1977, dal cardinal Giovanni Colombo, per 18 anni diventa il referente dei giovani all’oratorio di Caronno Pertusella, presso la parrocchia dove don Gianmario Mariani era stato battezzato; divenuto vicario parrocchiale, lo accompagnerà il 14 maggio del 1984 ad insediarsi nella novella parrocchia della Madonna della Speranza e della Pace, al Lazzaretto di Belforte. Nel 1995 viene nominato parroco a Gallarate, presso sant’Alessandro in Cascinetta: vi rimane sino al 2013,

anno in cui viene chiamato a sostituire don Pino Tagliaferri che, per ragioni di salute torna nella sua Valsassina a concludere la sua missione terrena: divenuto parroco di Cremeno, spira l’11 giugno 2014 nell’anniversario della data dell’ordinazione del suo successore, che raccoglie il testimone nel segno di un’amicizia rafforzata proprio quell’ultimo anno da tanti incontri personali; ancor oggi la comunità biumensina si reca assieme a don Carlo a Pagnona, il paese natale di don Pino, a celebrare la Messa nel giorno della sua dipartita. Il 22 novembre del 2015 nasce la comunità pastorale intitolata al beato Samuele Marzorati, che coordina le quattro parrocchie di Biumo Inferiore, Biumo Superiore, Valle Olona e San Fermo e don Carlo ne diventa il responsabile.

«Si tratta di un territorio molto vasto, quello della zona Est di Varese – spiega il parroco – ma le quattro realtà, pur nella loro unicità, sono accomunate da tanta storia e tradizione; noi stiamo lavorando per far percepire che la diversità è una ricchezza, secondo l’indicazione del nostro arcivescovo di trovare unità nella difformità: ed è quello che a poco a poco sta accadendo. La nostra comunità non è diversa da ciò che succede nel resto della città: Varese ha una fede molto radicata, ma è anche chiamata a giocarsi di fronte alle nuove sfide che arrivano da tutto il mondo, cristiani che giungono da lontano ma che sono facilmente in grado di trovare accoglienza e anche non cristiani a cui offriamo un dialogo costruttivo. Ad esempio, le nostre società sportive parrocchiane sono realtà aperte all’integrazione, e i quattro oratori estivi con i loro 450 iscritti totali annoverano attualmente circa 12 nazionalità diverse».

Don Carlo non nasconde la sua gioia di essere prete da ben quattro decenni. «Ho iniziato ad onorarli giovedì con il pellegrinaggio della comunità pastorale al Santuario di Santa Maria del Monte e concelebrando la Messa con il prevosto emerito don Gilberto Donnini, oggi in forze a Biumo, il quale domenica festeggerà 50 anni di sacerdozio. «È cambiato parecchio da quando ero a Gallarate» ammette. «È una responsabilità molto articolata, quella di dare avvio ad una comunità pastorale. E l’urgenza dei nostri tempi è comunicare la scoperta che l’esperienza della fede rende possibile uno sguardo diverso e positivo nei confronti della vita: l’augurio più bello che posso fare ai nostri giovani è di poter avere sempre questo sguardo». Gli interessi di don Garavaglia sono la vita e le storie delle persone, sia di quelle native della sua comunità pastorale, sia di chi arriva da lontano. «E, anche, la storia locale: abbiamo monumenti così significativi che non possono non farci comprendere che il presente si poggia chiaramente sui segni della fede di coloro che ci hanno preceduti». I suoi luoghi del cuore? «Oltre al santuario del Sacro Monte, sicuramente la chiesa della Madonnina, laddove il nostro popolo si consegna a Maria: sono affezionato a tutte le mie chiese, ma forse il mio cuore è più legato alla chiesa antica di Biumo, dove il Beato Samuele Marzorati, martirizzato il 3 marzo del 1716 a Gondar, in Etiopia, ricevette il battesimo». Quanto si sente già varesino, don Carlo? «Veramente molto. Varese è una città molto interessante e mi trovo anche molto in armonia con gli altri preti, tant’è vero che con le associazioni, i movimenti ecclesiali e le parrocchie abbiamo scritto recentemente una lettera alla città presentandola all’Università dell’Insubria ed impegnandoci sulle tre note del lavoro, dell’educazione e dell’accoglienza».