Il don che ha scoperto il mare alla Rasa

Don Elio ha 82 anni portati con dinamismo: scala montagne ed è un finissimo studioso della natura. Sul rione ci fa una rivelazione: «Duecentocinquanta milioni di anni fa un ambiente come Honolulu»

– In partenza per l’Austria, don, parroco di Rasa, sta preparando una valigia davvero particolare. Dentro il bagaglio, una scatola di minuscoli coleotteri della Nuova Guinea, destinati al Museo Nazionale di Scienza Naturale di Vienna dopo un accurato lavoro di classificazione e conservazione.
Don Elio, ottantadue anni portati con l’agilità e l’acutezza di un escursionista di montagna, è infatti direttore e conservatore del museo di Scienza Naturale Stoppani al Seminario di Venegono Inferiore, la realtà didattica ed espositiva a tema naturalistico più interessante in Provincia di Varese.

Oltre che uomo di Chiesa, don Elio coltiva fin da adolescente la sua passione per la natura e la scienza; arrivato arriva alla Rasa nel 1981 viene a sapere che alla scuola elementare del paese c’è una collezione di fossili.
Non semplici soprammobili: ammoniti, bivalvi, gasteropodi, appartenenti ad un periodo ben preciso in cui a Rasa doveva esserci il mare. «Nel triassico medio, quasi duecentocinquanta milioni di anni fa, alle Prealpi che vediamo oggi corrispondeva in ambiente simile a Honolulu: la Martica era un vulcano e la Rasa una scogliera di mare mosso e poco profondo, con coralli e spugne».
«La roccia di cui è costituito il territorio, la Dolomia, presente in tutto il massiccio del Campo dei Fiori, ha intrappolato quella vita marina e oggi ci restituisce conchiglie, coralli, ricci di mare, mitili, e persino denti di squalo».

Due sono le cave alla Rasa che raccontano questa storia antichissima; la cava del “sasso bianco”, utilizzata nei secoli scorsi per la lavorazione della calce, e la cava del “sasso nero”, che contiene invece sedimenti di origine vulcanica.
Don Elio Gentili lavora con passione ai ritrovamenti rasini, nella casa parrocchiale in uno studio-laboratorio dotato di microscopi ottici, e al Museo di Venegono che possiede anche il microscopio a scansione elettronica.
Con un giovane studente solbiatese interessato ai fossili,

, lavorano al documento che sancirà l’importanza della Rasa, al pari di Besano, storicamente contemporanea, per la ricostruzione storica del periodo Trias medio al cospetto della comunità scientifica internazionale: e tre mesi fa proprio alla Rasa e al “don” viene intestata nuova specie di gasteropodi fossili, la Rasatomaria Gentilii.
Oggi don Elio alterna la ricerca alla cura delle ottocento anime rasine, accogliendo studiosi ed appassionati di tutte le età, che vogliano effettuare visite in loco.
Ad ottantadue anni compiuti, don Elio è proiettato verso nuovi traguardi: «Recentemente mi sono dedicato allo studio delle forme di vita lacustri più piccole, presenti alla Rasa ma anche in tutto il mondo», e racconta, con entusiasmo associato ad una grande umiltà, delle consulenze specialistiche e delle collaborazioni che ha in atto con il Museo di Vienna, di Zurigo ed altri sparsi nel mondo.

Terminata la nostra conversazione, don Elio torna al suo tavolo dove campeggiano pacchetti giunti anche dall’altra parte del mondo, contenenti scatolette e insettini infilzati sugli spilli: pronti per essere classificati, associati al nome dello studioso di riferimento e al luogo di osservazione, e corredati di foglietti, è il caso di dirlo, davvero microscopici.