La predica del prevosto è per i politici: «Troppi conti e troppo poco benessere»

Affondo di don Ivano Valagussa durante la messa per la patronale di San Cristoforo. Il sindaco, presente, non ci sta: «Senza pareggio di bilancio niente interventi sociali»

«Non appaltare la politica alla ragioneria». Perché «la stabilità di bilancio non è un fine, ma un mezzo per diffondere benessere». Così il prevosto monsignor dal pulpito della basilica di Santa Maria Assunta durante la messa in onore del patrono.Un’occasione in cui il prevosto non si limita a commentare le letture.

Ma lancia un messaggio alla città, rappresentata ieri dal sindaco in fascia tricolore e dagli assessori , e . Omelia, quella di don Ivano, che ha preso spunto dall’enciclica “Laudato si” di papa , una copia della quale è stata donata alle autorità. Il pontefice, ha spiegato il prevosto, «rivolge un appello a tutta la famiglia umana in favore dello sviluppo sostenibile». Parole che suonano come un richiamo «alla politica, anche locale, affinché proponga un nuovo stile di vita». Occorre insomma «promuovere, anche a partire dalle parrocchie, occasioni di riflessione che portino ad elaborare risposte concrete per la costruzione di una casa comune».

Ed è da questa «responsabilità civile», ha proseguito, che «prende forma una sana politica, capace di proporre il bene comune attraverso la sussidiarietà e la solidarietà». Ovvero una politica «che non sia autoreferenziale, ma a servizio delle persone che hanno bisogno di casa, lavoro, salute e istruzione». Oggi, ha proseguito monsignore, «il grave rischio che corrono gli amministratori è quello di appaltare la politica alla ragioneria, trasformando lo strumento economico della stabilità di bilancio in un fine».

Il che non significa prescindere dalla realtà, ma «riconoscere che le risorse non sono un fine e diffondere benessere». Parole che a molti sono parse come un affondo diretto alla giunta Guenzani e al suo sforzo di risanamento dei conti del Comune e delle partecipate. È vero, don Ivano ha proseguito incoraggiando sindaco e assessori a «perseverare nel faticoso compito di conciliare i vincoli di bilancio con il tentativo di costruire una comunità prospera e solidale e una città più sicura».

Ma ha anche ricordato che «la città soffre per le disuguaglianze, vediamo un aumento delle fragilità, l’emergenza abitativa». E «la risposta non può venire che da una politica alta e altra, decisa nel servizio alle persone». Eppure Guenzani non si è sentito chiamato in causa: «Il pareggio di bilancio, cui sono tenute anche le comunità pastorali, non è un obiettivo ma uno strumento – ha commentato il primo cittadino sul sagrato della basilica – Se non l’avessimo perseguito non avremmo potuto realizzare interventi nel sociale. Non ho vissuto le parole di don Ivano come una critica, ma come uno spunto di riflessione. Mi spiace solo che questa messa sia stata poco frequentata dai cittadini». Ma forse per la giunta è stato meglio così.