L’influenza fa più paura dei vaccini

Il direttore sanitario dell’Asl Taborelli fa chiarezza dopo i tredici casi di morti sospette. «Qui non abbiamo acquistato il Fluad. E il vero pericolo per gli anziani resta il virus»

– «Le complicanze dell’influenza nelle persone anziane non vaccinate può portare alla mortalità nell’80% dei casi. La mortalità per influenza rappresenta la terza causa di morte per malattie infettive, dopo Aids e tubercolosi».
Dopo l’allarmismo creatosi in questi ultimi giorni rispetto ai tredici sospetti decessi legati alla somministrazione di dosi dei due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad di Novartis, il cui utilizzo è stato bloccato in via cautelativa dall’Agenzia italiana del farmaco, , direttore sanitario dell’Asl di Varese prende parola per fare chiarezza sulla questione.
«Intanto, va precisato che il vaccino antinfluenzale Fluad di Novartis non è tra quelli acquistati e distribuiti dall’Asl di Varese – spiega Taborelli – La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace e sicuro per prevenire la malattia e le sue complicanze. Il vaccino antinfluenzale è sempre raccomandabile perchè copre da forme virali più pericolose rispetto a malattie definite “para influenzali”».

Le ripercussioni sanitarie ed economiche della malattia costituiscono un rilevante problema, sia sul piano individuale che su quello collettivo.
Le complicanze dell’influenza vanno dalle polmoniti batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (quali ad esempio il diabete, malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche), alle sinusiti e alle otiti (queste ultime soprattutto nei bambini). «Sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età e con condizioni di rischio. Alcuni studi hanno messo in evidenza un aumentato rischio di malattia grave nei bambini molto piccoli e nelle donne incinte».


Tuttavia, casi gravi di influenza si possono verificare anche in persone sane che non rientrano in alcuna delle categorie sopra citate. «Vaccinarsi è il modo migliore di prevenire e combattere l’influenza, sia perché aumentano notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze».

Dal Rapporto epidemiologico sulla mortalità nell’Asl di Varese, relativo agli anni 2011, 2012 e 1013, a cura dell’Osservatorio Epidemiologico e relativo ai dati di mortalità a confronto con l’andamento dei picchi di incidenza delle sindromi influenzali (Sorveglianza epidemiologica dell’influenza – Influnet – Iss), si nota come i mesi nei quali si registra una maggior mortalità, in genere tra dicembre e marzo, vi è la maggior incidenza di sindrome influenzale.
«Dal 2011 al 2013 i casi di decesso, il cui picco si registra sempre nel mese di gennaio, sono aumentati». Il picco influenzale, come negli anni passati, dovrebbe arrivare tra la V e la VI settimana del 2015.Lo scorso anno, in Italia si contarono 90 casi gravi con due decessi.
Come obiettivo, quest’anno la Regione Lombardia vorrebbe arrivare a vaccinare l’85% degli aventi diritto. Tra i più “negligenti”, proprio i soggetti maggiormente a rischio: gli anziani.