Mail-virus: «E ho vissuto un inferno»

«Non ricordo nemmeno quale offerta fosse. So solo che da quel giorno ho passato tre settimane da incubo».

, varesino di 67 anni, racconta il suo spam-incubo terminato con una denuncia, parecchia angoscia «ancora non del tutto passata», e un personal computer devastato.

La truffa dello spam per lui non è scattata, ma il virus nascosto dietro la facciata che diceva «hai vinto uno smartphone. È tutto gratis, contattaci», gli ha rovinato la vita per un mese.

«Non mi sono ancora liberato della bruttissima sensazione provata sapendo che potevo persino essere spiato in casa mia. Senza che me ne accorgessi – racconta Del Rosso – È assurdo ma da quel giorno ho comprato solo computer senza web cam incorporata».

La vicenda è particolarmente odiosa. «Io sono un professionista – spiega il varesino – Il computer lo utilizzo soprattutto per lavorare. Ogni tanto mi concedo qualche svago. Sono un collezionista di francobolli e, se ho tempo, consulto siti specializzati. Nulla di più. Ogni tanto qualche sito di informazione».

Ancora oggi Del Rosso non sa spiegarsi come quello spam sia arrivato a lui: «Quando ho parlato con la polizia postale di Milano, dove la denuncia è stata trasferita, mi hanno spiegato che, purtroppo, capita molto spesso».

Ma cosa è accaduto? «Un giorno ricevo un messaggio email – racconta Del Rosso – Non conosco l’indirizzo, lo ignoro nonostante l’oggetto mi prometta ricchi premi. Cestino l’email».

Ma non svuota il cestino per giorni. «È venuto fuori che attaccato a quello spam c’era un virus che ha cannibalizzato la mia rubrica di indirizzi e mail – spiega la vittima – E questo è stato soltanto l’inizio».

Pochi giorni dopo il primo attacco Del Rosso riceve una nuova “missiva telematica”. «Un fake molto riconoscibile, ma assolutamente sgradevole – spiega – In quella mail qualcuno che si spacciava per la polizia postale mi avvisava che stavano eseguendo controlli su di me perché avevo avuto accesso a siti di pedopornografia. Mi davano del pedofilo – aggiunge – E la cosa mi ha disgustato».

Del Rosso a quel punto dalla polizia postale ci è andato davvero. E ha denunciato l’accaduto.

Ma non era ancora finita. «Una settimana più tardi ricevo un altro fake – spiega – E lì ho avuto paura. Stessa storia, solo che questa volta alla mail era allegata una fotografia di me seduto al pc. Ero nel mio studio alla mia scrivania. Qualcuno ha attivato la web cam e mi ha scattato una foto».

Del Rosso ancora fatica a credere all’accaduto: «Io sono di un’altra generazione – racconta – Non avrei mai immaginato una cosa del genere. Non credevo nemmeno fosse possibile. Mi ha scioccato. Ho immediatamente segnalato l’accaduto alla polizia».

Secondo Del Rosso «probabilmente stavano preparando il terreno per chiedermi del denaro. Una cosa tipo o ci paghi e ti diamo del pedofilo in rete. La richiesta la ipotizzo perché non è mai arrivata. Non avendo nulla da nascondere ho denunciato tutto».

Quindi ha “esorcizzato” il pc. «Nel vero senso della parola – spiega Del Rosso – Mi è stato spiegato che cose del genere, o con altre modalità, capitano a decine. Lo spam diventa un mezzo, un veicolo».

«E risalire ai responsabili è complicatissimo. Molto spesso la testa della catena si trova all’estero. Ribadisco, io sono di un’altra generazione. Francamente non ho mai badato troppo a antivirus, protezioni. C’erano quelle standard. Ma nulla di più».

«Oggi è diverso. Oggi qualcuno è entrato in casa mia accusandomi di cose assurde. E non riesco a togliermi il dubbio che forse, quella in occasione dello scatto, non fosse nemmeno stata la prima volta».

Varese

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