Miseria che punge le coscienze Viaggio nell’inferno dell’ex Hupac

Dietro il dormitorio per senzatetto a Busto si apre il più desolante degli scenari. Tra manciate di siringhe e montagne di rifiuti le “case” dei più disperati tra i disperati

– «Eccole lì, le siringhe. Visto? Cosa le dicevo? Una, due, tre… Eccone un’altra là, sopra il davanzale». Il davanzale è quello del dormitorio per senzatetto a due passi dalla stazione FS di Busto. Il cui responsabile, , ci guida in un impressionante viaggio nel degrado estremo dell’area ex Hupac. Una mattinata all’inferno, con Merlotti a farci da Virgilio.
Una volta questo era un centro direzionale, oggi è il rifugio – squallido, assurdo, maleodorante –

per tanti disperati e tossici che gravitano a Busto e dintorni.
«Nel dormitorio le cose vanno abbastanza bene: ma qui intorno c’è uno scempio, cose da non credere. Venga, venga a vedere». Non serve fare molta strada. Pochi passi, e dobbiamo già strabuzzare gli occhi. Sul davanzale del dormitorio sono appoggiate cinque, sei siringhe. «Stanno tornando» ci hanno detto il giorno prima in stazione. Il peggio degli Anni 70 e 80, il loro lato più drammatico. L’eroina. La morte.
“Acqua per preparazioni iniettabili” c’è scritto sulla confezione del medicinale che completa il lugubre quadretto che abbiamo sotto gli occhi. Qui, a pochi metri dalla stazione centrale, ci si buca, al buio, di notte, con l’illusione di scacciare gli incubi e il dolore grazie a una sostanza da iniettare in vena. Facciamo altri dieci passi e entriamo in un altro girone dell’inferno. Una montagna di rifiuti giace appena fuori da una delle strutture abbandonate, vecchi magazzini diventati case per i disperati. Quando diciamo una montagna, non esageriamo: è proprio così.