Negozi storici: Varese rimane a secco Busto e Gallarate ci bagnano il naso

Il Pirellone premia Sesto e le due città del Sud. Che ormai allungano la distanza. Lucchina (Aime): «Il commercio qui fatica». Ascom: «Attraiamo i grandi marchi»

Negozi storici, Varese arranca. «Triplicati i riconoscimenti in Lombardia»: nessuno però va nella Città Giardino. «Però abbiamo attratto grandi marchi internazionali» è l’altra faccia della medaglia sottolineata dal fiduciario Ascom della città, . Sui sette premiati nel 2015, nella cerimonia che si è svolta ieri mattina a Palazzo Lombardia, ce ne sono quattro di Gallarate, due di Busto Arsizio, uno di Sesto Calende.

Ma nemmeno un esercizio commerciale del capoluogo Varese. Potranno fregiarsi del titolo la pasticceria Oscar e l’ortofrutta Azzimonti a Busto Arsizio, la pasticceria Bianchi, l’Alimentaria Crennese, il Carù Libri e Dischi e la macelleria Erettoni Adele a Gallarate, oltre al più storico di questo ideale “settebello” del Varesotto, l’enoteca Holly Drink di Sesto Calende, “classe” 1923. Il riconoscimento di “Neg­ozio Storico” viene assegnato da Regione Lombardia «per la c­apacità di preservare e valorizzare l’attività o il luogo oggetto dell’attività

d’impresa da almeno 50 anni». In provincia di Varese, dopo l’ultima tornata di riconoscimenti, i “negozi storici” sono in tutto 29. A fare la parte del leone è Gallarate, con otto attività, davanti a Busto Arsizio, a quota sei. Varese resta indietro, con appena tre esercizi nell’elenco (il Caffè Borducan, la gioielleria Ossola e l’oreficeria Buzzetti). Un po’ pochi per un capoluogo, se li raffrontiamo con i 48 di Mantova, i 27 di Como e i 21 di Pavia, solo per citare qualche esempio. Non è solo una questione di prestigio, perché Regione Lombardia punta molto su questo tipo di attività.

«Per sostenere la capacità imprenditoriale dei negozi storici e favorire continuità e ricambio generazionale­ alle attività – ricorda l’assessore regionale al commercio- abbiamo recentemente lanciato un bando, che si è chiuso proprio in questi giorni, ­dal titolo “Innovare la tradizione”, che ha messo a disposizion­e un milione di euro per valorizzare ulteriormente queste attività storiche, finanziando progetti relativi ad interventi di innovazione, riconversione e sviluppo e trasmissione d’impresa e rilancio occupazionale». Perché è vero, come fa notare il presidente del Consiglio regional­e della Lombardia,, che si tratta di «piccole,­ ma grandi attività commerciali che sono­ pilastro, forza e riferimento per il te­ssuto imprenditoriale lombardo», però la penuria di negozi storici, mentre nomi di grido come Pirola si avviano alla chiusura, non può che preoccupare. «È una conferma, purtroppo, di una città in cui il commercio di vicinato ha fatto fatica a resistere» ammette, allargando le braccia, il rappresentante di Aime . Ma il fiduciario Ascom per la città di Varese guarda il bicchiere mezzo pieno: «Se per un anno non abbiamo negozi storici premiati, non fasciamoci la testa – afferma Marco Parravicini – Rispetto ad altre realtà lombarde, Varese ha avuto più turnover e ha saputo attrarre i più grandi marchi internazionali. Significa che è una città che ha comunque il suo forte appeal dal punto di vista commerciale».