Ospedale, una giungla per i disabili

Lila Madrigali sulla sua carrozzina ci guida in una mattinata qualunque nel presidio di Gallarate. Tra servoscala guasti, rampe troppo ripide e percorsi mal segnalati resta solo il grande altruismo

Quello di Gallarate non è un ospedale per disabili. Tra montascale rotti, rampe troppo ripide e percorsi mal segnalati, non è semplice per chi è in carrozzina accedere al centro sanitario. A meno di non farsi accompagnare da qualcuno.
A guidare La Provincia di Varese in una prova su strada è stata Lila Madrigali. Affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos, ormai da qualche tempo si muove in carrozzina: «Riesco ancora a camminare, ma dopo cinque minuti rischio di cadere». E per lei, che soffre di una malattia che colpisce i legamenti, le conseguenze sarebbero disastrose.

Tanto è difficile la sua condizione, tanto è grande la sua voglia di non rinunciare all’autonomia. E di difendere i diritti di chi, come lei, si muove in carrozzina. La prima tappa del viaggio è in via Bonomi, di fronte all’ingresso del centro unico prenotazioni. Dove però è costretta a fermarsi, visto che per entrare ci sono sei scalini di troppo. «Guardi che più avanti, sulla destra, c’è una rampa» le dicono con gentilezza due anziani.

Un tratto comune a molti: mentre Lila sfida le porte antipanico e le pesanti tagliafuoco per evidenziarci ogni difficoltà, sono tante le persone che le vengono incontro per aiutarla.
Percorsa non senza sforzo la rampa indicata, si incontra un’infermiera che scuote la testa: «Signora, qua per uscire ci sono i gradini». Per raggiungere il Cup bisogna quindi uscire e prendere l’ingresso della radiologia in via Fogazzaro.
Anche qui però la rampa è ripida, ma il peggio è una sorta di rialzo che si incontra arrivati in cima: «È molto pericoloso, si rischia di ribaltarsi» spiega Lila. Tanto che è l’unica occasione in cui chiede aiuto. Arrivati finalmente al centro prenotazioni, la prova prosegue con l’uscita verso il cortile.
«Il servoscala non funziona, è guasto da un anno – racconta un infermiere – però può scendere nel sotterraneo con l’ascensore, girare a sinistra, poi ancora a sinistra: qui ci sono tre ascensori e risale al piano terra». Ironia della sorte, qui si incontra un manifesto che suggerisce: «Migliora la tua forma un gradino alla volta».

L’ultimo test è per la rampa che porta alla fisioterapia. Anche questa è lunga e ripida. «Esiste un percorso alternativo, ma bisogna conoscerlo» racconta Lila. Anche in questo caso si passa dal sotterraneo, ma l’unica indicazione è un foglio A4 appeso a un muro. «Si potrebbe pensare ad una striscia colorata, come all’ospedale di Legnano».
E quello di Gallarate che ha da dire rispetto a tutti questi rilievi? «Il servoscala, dopo il guasto dell’estate scorsa e le difficoltà nel reperire i pezzi di ricambio, sarà nuovamente agibile tra una quindicina di giorni», garantisce il direttore medico di presidio .
Per quanto riguarda la rampa della radiologia «è in fase di riparazione. Faremo delle verifiche rispetto alla ripidità, fermo restano che la struttura ha avuto l’agibilità dal comune». Discorso analogo per quanto riguarda quella che porta alla fisioterapia. Sul fronte della cartellonistica, «l’ufficio Tecnico sta provvedendo alla sostituzione della segnaletica vetusta».
In ultimo, le porte: «Hanno maniglie alte, è vero, ma sono quelle imposte e omologate dal ministero». Evidentemente nemmeno a Roma si sono posti il problema dei disabili. A Gallarate, grazie all’impegno di Lila, qualcosa speriamo possa cambiare.