Profughi, un business da dieci milioni

I 30-35 euro giornalieri a migrante dal Ministero andrebbero a finanziare imprese del territorio. Al momento perdiamo 5 mila euro ogni giorno

– I profughi in provincia di Varese, un “business” che potrebbe valere fino a dieci milioni di euro all’anno per il nostro territorio. «Ricchezza e posti di lavoro distribuiti sul territorio» ammettono gli operatori del settore, grazie a quei 30-35 euro al giorno a migrante che il ministero degli Interni garantisce a chi si fa avanti per gestire l’accoglienza.
Ma paradossalmente, in momenti di crisi ancora da superare, non si trovano i privati e gli enti disposti a prestarsi. «È una risorsa da sfruttare. Soprattutto per chi se ne occupa con dei solidi principi etici» ammette , presidente della Fondazione Exodus di Gallarate, uno dei primi enti del terzo settore che ha garantito la propria disponibilità al prefetto per gestire l’emergenza iniziata a metà del 2014.

I numeri parlano da soli, in proposito. Al 31 maggio di quest’anno sono oltre tre milioni e mezzo di euro le risorse economiche che la Prefettura di Varese, stando ai dati resi pubblici come previsto dalla legge sul sito internet istituzionale, ha già stanziato per gli enti e le cooperative che hanno gestito l’accoglienza dei richiedenti asilo. Ma un altro dato fa riflettere. Più di cinquemila euro al giorno la perdita secca che in queste settimane il nostro territorio sta pagando per la mancata accoglienza dei richiedenti asilo che il ministero avrebbe assegnato alla provincia di Varese.

/> Sì, perché Roma contribuisce fino ad un massimo di 35 euro al giorno a persona per la gestione “in toto” dell’accoglienza, ma il prefetto di Varese Giorgio Zanzi in questo momento, dopo gli appelli all’accoglienza finora caduti nel vuoto, è in arretrato di ben 150 persone da accogliere, in base alle quote stabilite a livello centrale.

Allo stato attuale i cosiddetti “profughi” presenti sul territorio provinciale sono 650. Se consideriamo che i vari operatori che hanno aderito al bando della Prefettura chiedono cifre comprese tra i 30 e i 34 euro circa, possiamo quantificare in oltre ventimila euro al giorno il ritorno economico della gestione dell’accoglienza. Oltre 600 mila euro al mese. In un anno sette milioni e mezzo di euro.
Ma visto che la quota che spetterebbe alla provincia di Varese è più alta, ed è «in crescita» come ammette il prefetto, il business potrebbe valere dieci milioni all’anno. Business sembra una parola volgare, da questo punto di vista. In realtà, parlando con gli operatori del settore, scopriamo che «almeno l’80-90% delle risorse che arrivano da Roma si traducono in ricchezza fatta circolare sul territorio». Tra affitti degli immobili, imprese di pulizie, lavanderie, acquisto di derrate alimentari e vestiario, personale impiegato a vario titolo, dalla custodia alle cucine, l’indotto dell’accoglienza è notevole.
Ad esempio, la cooperativa Katiusha Balansino, che è quella che gestisce la quota maggiore di richiedenti asilo in provincia, impiega una quindicina di persone tra Busto Arsizio, Castellanza, Somma Lombardo e Uboldo.

Vale lo stesso discorso anche per le altre strutture, più piccole. «Abbiamo potenziato il personale presente in Fondazione, vista la presenza di 38 persone in più da gestire – rivela Roberto Sartori, presidente della Fondazione Exodus – così abbiamo potuto creare cinque nuovi posti di lavoro “indigeni”, per così dire, più due ad altrettanti migranti che erano senza lavoro, un ragazzo marocchino e uno del Ciad che è arrivato in Italia come profugo nella tornata del 2008».
Il ritorno economico si riverbera dunque sul territorio: «Noi chiediamo 30 euro e 40 cent al giorno e sono più che sufficienti – sottolinea Sartori – Se ci sono le strutture e la volontà, economicamente l’impresa sta in piedi. Ecco perché, in momenti di crisi, ci si potrebbe aspettare che qualcuno mettesse a frutto la laboriosità e la creatività tipiche di questo territorio per mobilitarsi nell’accoglienza».