Quale futuro per “Il Fare”? «Che diventi un polo culturale»

Nel futuro del Fare non può esserci il commercio: questa la posizione di Ascom dopo il fallimento dell’Immobiliare Nuova Venegoni. Ma cosa fare al posto dei negozi? «Musei, divertimento e uffici», la ricetta di , direttore generale dell’associazione affiliata a Confcommercio.

«Per noi il Fare è sempre stato un grosso problema», prosegue, ricordando il «’no’ alla sua apertura, chiamiamolo anche timido, pronunciato dall’allora presidente di Ascom Nando Pasotti». Tornare oggi a parlare di questa struttura significa «infilare il dito nella piaga dei piccoli commercianti» che ancora oggi pagano l’esperienza all’interno di quella struttura.

Adesso, però, c’è da parlare del futuro dell’ex galleria commerciale. Un avvenire che secondo Ferrario non passa affatto dal commercio. «Io lo penserei come un polo culturale», afferma il dg di Ascom, pensando a realtà come «il museo degli Studi patri e quello della Basilica» che potrebbero trovare spazio all’interno del Fare.

Una funzione culturale accanto alla quale il responsabile dell’associazione di categoria affiancherebbe quella ludica, «lasciando però fuori ogni forma di gioco d’azzardo». E, per garantire una sostenibilità economica all’operazione, il terziario puro.

«Ci sono molte aziende che hanno bisogno di uffici temporanei, che cercano sul territorio delle strutture flessibili per periodi di pochi mesi» e che si potrebbe pensare di ricavare al posto dei vecchi negozi. Per immaginare il futuro di quest’area, ciò che conta è «riuscire a pensare fuori dalla scatola».

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