Quella Varese da réclame nei reportage di inizio ’900

Nel 1903 Giovanni Bagaini ideò il primo mensile turistico e culturale della città “La Prealpina illustrata” portava nelle case arte, industria e bellezze ambientali

È il pomeriggio del 20 marzo 1904 quando il signor Paolo Franchini di Como parte come un razzo dalla Prima Cappella in sella alla sua “macchina” Turkheimer di 3 Hp del peso di 60 chilogrammi e compie un’impresa senza precedenti, che oggi farebbe indignare pellegrini e difensori dell’ambiente. Percorre l’intero Viale delle Cappelle in motocicletta in 4 minuti e 2/5 di secondo (precisione dei cronometristi di allora) «senza inconvenienti di sorta e con una sicurezza che lasciò meravigliati quanti erano accorsi per assistere alla difficile prova».
Il Franchini era noto alle cronache «per gli inarrivabili tours de force da lui compiuti in motocicletta» e quel giorno, sotto «il rigidissimo controllo del locale consolato del TCI, percorse «l’ampio e pittoresco stradone che mette al Santuario, popolato di sportmen e di gentili signore, che salutavano con un grido di ammirazione il passaggio, veloce come una visione, del recordman audace sulla sua potente macchina».

Una fotografia immortala il pilota nell’ultimo tratto del percorso prima del Mosè, e a colpire è la bombetta, calzata in testa nonostante la velocità, e l’abbigliamento, di un uomo che terminata l’ascensione se ne va a prendere l’aperitivo con gli amici. Macché tuta e occhialoni, giacca, cravatta e papillon, siamo signori, che diamine!
Dobbiamo all’anonimo cronista de “La Prealpina illustrata” il racconto dell’impresa di Franchini, dietro il quale c’era l’opera di Ambrogio Baratelli, varesino, direttore tecnico,

dopo un lungo tirocinio in importanti aziende tedesche, dello stabilimento M. Turkheimer di Milano, «indubbiamente uno dei più rinomati ed importanti d’Italia per la vastità e modernità dell’impianto e per la perfezione de’ suoi prodotti che tengono testa vittoriosamente ai migliori dell’estero e fanno veramente onore all’industria italiana».
Un’altra foto ritrae l’ingegnere, barba, pantaloni alla zuava e berretto simile a quelli dei cosacchi dello Zar, seduto su una delle prime motociclette della ditta, una mano sul fianco e lo sguardo fiero di chi ha talento.

Un reportage con i controfiocchi, parte di un giornale avveniristico per l’epoca, a partire dal formato, 23,5×16, che lo apparentava a importanti riviste dell’epoca, come “Musica & Musicisti” di Casa Ricordi, “Emporium”, la “Lettura” del “Corriere della Sera” diretta da Giuseppe Giacosa, il mensile del “Secolo XX” e quello del Touring Club Italiano, che spesso riportava in copertina la pubblicità del Calzaturificio di Varese.
Il primo numero de “La Prealpina illustrata” uscì in edicola a 50 centesimi nel novembre 1903, con cadenza mensile. L’abbonamento costava 5 lire per un anno, 3 per gli abbonati al quotidiano “Cronaca prealpina”, e naturalmente fu progettato da Giovanni Bagaini, come veicolo di traino alle bellezze del territorio e alle emergenze imprenditoriali di una città che stava crescendo per diventare un polo turistico di importanza europea.
Giovanni Bagaini vedeva lungo, e accanto a splendidi articoli sulla storia del Varesotto, su usi e costumi della popolazione, imprese sportive, sagre e feste, buttava lì piccoli editoriali che invitavano alla laboriosità e al costruire una Varese all’avanguardia, con tramvie e grandi alberghi, parchi sontuosi, reti di navigazione sui grandi laghi, tutto promosso «da quella réclame che giustamente si merita».
Il giornale, stampato dalla Tipografia Prealpina «colle macchine della Typograph Gesellschaft di Berlino», era un mensile per un pubblico piuttosto eterogeneo, e riportava anche diverse rubriche fisse, come “I consigli pratici” per la casa, “La paginetta curiosa” con i giochi, oltre al calendario degli avvenimenti più importanti del mese, nelle arti e nella vita quotidiana.

Splendide pubblicità dei negozi varesini dell’epoca corredavano ogni numero, che riportava nella copertina color lillà un’illustrazione di Ronchetti con il Sacro Monte che si specchia nel lago di Varese, incorniciata dalle immancabili ninfee, fiori liberty per eccellenza.
Il primo numero riporta una Prefazione a firma della redazione con la dichiarazione di intenti: «La “Prealpina illustrata” non ha certamente la pretesa di voler imitare le grandi riviste congeneri che si occupano di tutte le curiosità e di tutti gli avvenimenti più importanti del mondo; no. Essa ha scelto un campo d’azione assai più modesto, ma non meno importante per noi: illustrerà, cioè, tutto quanto vi ha di bello e di interessante nella popolosa ed industre plaga del Varesotto e del gallaratese. Si occuperà delle nostre ville, delle nostre industrie, delle nostre iniziative; parlerà del nostro fortunato paese rivelando tante e tante bellezze che, a torto, sono poco conosciute e trascurate». Soprattutto, e molti giornali di oggi se lo sono scordato, «essa cercherà di essere alla portata di tutti: facile e chiara nella forma, precisa nella sostanza, breve, spigliata interessante nell’assieme».
Poi via con i servizi, e l’apporto intelligente e fondamentale dell’immagine fotografica, spesso affidata allo studio di Francesco Fidanza, il cui “stabilimento fotografico” era stato premiato con la medaglia d’argento all’Esposizione varesina del 1871. Il numero uno racconta di manovre militari al Sacro Monte e della visita a Varese del celebre storico tedesco Teodoro Mommsen il 29 aprile 1871, che «ancor prima del sorgere dell’alba, il 1° maggio lasciò l’albergo Europa ove era alloggiato e, accompagnato dall’ingegner Riva, scese verso l’Olona per recarsi a Castiglione». Poi spazio alla terza Esposizione Nazionale Orticola, inventata da Giulio Girardi ed Emilio Cimasoni, al monumento che il conte Ottolenghi di Asti commissionò allo scultore Odoardo Tabacchi di Valganna, e all’inaugurazione della nuova stazione ferroviaria di Cavaria-Oggiona.

Il giornale cambiò copertina già nel 1904, presentandosi senza illustrazione e con il sommario dei pezzi contenuti, e formato a partire dal 1906, diventando quindicinale e simile alla “Domenica del Corriere”, con carta da quotidiano e sovraccoperta pubblicitaria color carta da zucchero, quindi settimanale.
La testata riportava una figura femminile “klimtiana” che ammira il nostro inimitabile paesaggio, con Campo dei Fiori, monte Rosa e lago di Varese circonfusi di luce azzurrina. “La Prealpina illustrata”, dopo la chiusura nel 1907, riprenderà le pubblicazioni con il fascismo, nel 1926, ma la magia della Varese Belle époque si era ormai dissolta con la fine della Grande Guerra.