Renzi taglia i patronati «Noi scendiamo in piazza»

Varese si ribella al Governo: doppia mobilitazione il 10 novembre . «E con una serrata potremmo dimostrare quanto siamo preziosi»

– Con tre sforbiciate decise il Governo mette in ginocchio i patronati che reagiscono con due petizioni (una parlamentare e una firmata dai cittadini online o cartacea), due presidi (la mattina del 10 novembre nelle piazze XX Settembre e Monte Grappa) e una minaccia: la serrata totale anche di una settimana e dimostrare così quanto siano preziosi i suoi servizi.

I patronati sono enti promossi da associazioni di categoria e sindacati cui possono rivolgersi liberamente tutti i cittadini per ottenere gratuitamente dei servizi. E in particolare consulenze e gestione di pratiche che hanno a che fare con Inps, Inail, Asl e ministeri come ad esempio chiedere la disoccupazione, la maternità, gli assegni familiari, l’invalidità o il ricongiungimento familiare (se stranieri): lo dice la legge.
«Gestiamo anche le pensioni, perché nel 40% dei casi l’Inps le eroga in maniera sbagliate,

perché provvisorie o con coefficienti errati», denuncia dell’Inca-Cgil.
Da quando poi l’Inps ha poi chiuso gli sportelli obbligando gli utenti a usare internet o i patronati, il lavoro si è moltiplicato: oggi a Varese l’85,5% di queste pratiche passa dai patronati e il 70% si affida al Cepa, il centro patronati cui fanno riferimento Acli, Inas-Cisl, Inca-Cgil e ItalUil.
«Il Cepa ha oggi 190 punti di contatto tra sedi e recapiti varesini, mentre l’Inps ha solo 4 sedi, e lavora con 65 dipendenti il cui posto di lavoro è messo a rischio come i servizi che offrono proprio a causa dei tagli proposti dal governo con la Legge di stabilità», spiega dell’Inas.
I patronati infatti possono offrire gratuitamente i loro servizi grazie a un fondo, oggi pari allo 0,226% dei contributi versati all’Inps, che lo Stato ripartisce in proporzione alle pratiche, riconoscendo a scadenza dell’anno l’80% della cifra dovuta, e si riserva poi tre anni per fare controlli e verifiche a campione prima di saldare il restante 20%.

La prima sforbiciata ridurrebbe al 40% il rimborso riconosciuto a fine anno ai patronati, mentre altri due tagli inciderebbero direttamente sul fondo patronati: subito 150 milioni di euro in meno (si passerebbe da 430 a 280 milioni di euro) e -40% per l’aliquota destinata al fondo destinata (dallo 0,226 al 1,48%).
«I cittadini non vedrebbero alcun beneficio in busta paga, perché il prelievo Inps rimarrebbe invariato, ma ci sarebbero maggiori costi per lo Stato, fino a 657milioni di euro se la pubblica amministrazione si facesse carico del lavoro svolto dal patronato, o per i cittadini che sarebbero costretti ad affidare le loro pratiche al privato, pagando», aggiunge
della Uil.