Sit-in dei comitati: «Accam deve cessare»

La riclassificazione dell’inceneritore inquieta l’ampio fronte del no, che manifesta: «Scongiuriamo qualsiasi ripensamento e l’arrivo di nuovi rifiuti da fuori regione»

– “No Accam”, come ai vecchi tempi: presidio di fronte a palazzo Gilardoni per ribadire che «l’inceneritore deve essere avviato a dismissione, trasformandolo in una fabbrica dei materiali».
La riclassificazione dell’impianto di Borsano con la “qualifica R1”, come impianto per il recupero di energia, fa tornare in auge la protesta contro l’inceneritore.

Ieri pomeriggio erano una cinquantina, provenienti da tutto il territorio dell’ex consorzio Accam, i rappresentanti dei comitati e delle associazioni che hanno inscenato un sit-in di protesta fuori da Palazzo Gilardoni. Obiettivo chiedere che «si blocchi la pratica di riclassificazione mantenendo la qualifica precedente, per scongiurare l’arrivo di rifiuti da fuori regione».
Per il comitato Rifiuti Zero, che parla per voce di , «la concatenazione è evidente: qualifica R1, modifica dell’autorizzazione integrata ambientale, svincolo dal bacino di conferimento attuale (i 27 Comuni soci, allargabili alla provincia di Varese, ndr), “disponibilità” di rifiuti anche da fuori regione e, infine, smantellamento, di fatto, di aspetti fondamentali della pianificazione regionale».

Il portavoce del Comitato ecologico inceneritore e ambiente è pronto a «chiedere al sindaco che si faccia un’indagine epidemiologica sugli effetti dell’inquinamento provocato dall’inceneritore, come è stato fatto a Vercelli dall’Arpa piemontese, con risultati che meritano una riflessione».
C’è anche l’assessore all’Ambiente di Gallarate, , che ribadisce: «La scelta del no al revamping è chiarissima e va rispettata. Se necessario, rettificando la riclassificazione dell’impianto».
Il sindaco non è in municipio, ma fa pervenire una lettera ai comitati,

per ribadire, che «ad oggi, l’unica disponibilità e l’intero supporto dell’amministrazione di Busto Arsizio, sulla base degli indirizzi inequivocabili del consiglio comunale, sono a sostegno del progetto riconversione dell’incenerimento con un’integrazione tra fabbrica dei materiali e impianto per l’organico, su cui attendiamo la presentazione da parte del consiglio di amministrazione del piano di sostenibilità e di fattibilità, che non può prescindere dal totale abbandono della sede di via per Arconate, da restituire bonificata all’intera città entro il 2025».

La certificazione ottenuta da Regione Lombardia, conferma Farioli, «non costituisce, né può costituire, alcuna autorizzazione né a rallentare il progetto su cui il cda è impegnato, né a poter rientrare in qualunque scenario alternativo e sovradiretto».
Si tratta piuttosto di «una certificazione del fatto che il termovalorizzatore ha le caratteristiche di efficacia e di emissione che lo pongono non come il peggiore in Lombardia, ma come prototipo di riferimento».