«Sogno un sindaco che sappia lottare. Bene Varese 2.0»

Le opinioni del varesino Flavio Vanetti, giornalista del Corriere della Sera, in vista delle prossime elezioni del nuovo primo cittadino della città Giardino

Flavio Vanetti è un varesino che fa il giornalista al Corriere della Sera e, dopo aver volato alto per tutta la settimana sulle pagine del quotidiano di via Solferino, lo fa anche nei cieli sopra la nostra città, come pilota “della domenica” di aereo. Sta con la testa all’insù perché ha un blog chiamato “Mistero bufo” ma ha sempre gli occhi puntati alla realtà e quella di casa non gli sfugge.

Ha perso la sua voglia di essere protagonista, le manca un ruolo definito e quello spirito che l’aveva animata nel secolo scorso, quando era stata centro d’avanguardia. S’è lasciata sfuggire un patrimonio per accidia e rassegnazione.

Manca l’orgoglio che non si è visto in queste amministrazioni ma non credo sia una questione di bandiera o di colori. I tempi sono complicati e le difficoltà di reperire soldi nella macchina pubblica sono evidenti. Ma occorre impegno e un salto in avanti per mettere alle spalle anni trascorsi occupandosi più di litigi politici che del bene comune.

È deludente che la Lega, movimento animato dal desiderio di valorizzare le radici e le tradizioni locali, non lo abbia fatto a Varese. E il dibattito attuale, a pochi mesi dal voto, rischia di essere solo propaganda.

Bisogna partire dal recupero dell’orgoglio perso. I protagonisti della politica dovrebbero ricordarsi l’amore nei confronti di Varese che va tenuta in ordine, pulita e “sgrafittata”: i murales non sono così brutti e in alcuni contesti ci possono anche stare ma vanno coordinati con l’autorità comunale. Invece, il territorio, a partire dal centro storico, è stato consegnato in mano ai vandali. L’impressione che si ha arrivando in città non è delle migliori, considerando il degrado del raccordo autostradale e il successivo impatto con largo Flaiano,

che sembra una pattumiera. In via Casula, vicino alla stazione Nord, c’è un palazzo del Morandini che è un patrimonio ma è chiuso e in una situazione di degrado. Stesso discorso per il castello di Belforte ed è vergognoso che un gioiello dell’arte liberty come l’Hotel Campo dei Fiori sia diventato un traliccio per antenne: in paesi civili si sarebbe trovata la formula per preservarlo, facendo diventare una meta del turismo.

Il sindaco deve essere l’espressione di una città che abbia voglia di cambiare passo e intenda sganciarsi da logiche di potere. Ci vuole uno così innamorato di Varese da non aver paura di farsi in quattro per riattivare una macchina ferma da troppo tempo. So che può sembrare una utopia ma auspico una lista civica compatta, in grado di esprimere le varie anime della città. Le idee del comitato Varese 2.0 di Chiericati sono condivisibili, sperando che possano comprendere la riqualificazione dell’hotel.