Dal Rinascimento all’architetto in 3D: il futuro è adesso

Pienone al Faberlab di Tradate per la ProJetx60. Muscogiuri (Politecnico): «È un salto cognitivo». Giù i costi, tempi ridotti: «Ma serve precisione»

Le stampanti 3D stanno rivoluzionando il mondo dell’architettura. E il è ancora una volta all’avanguardia, come dimostra la nuova stampante professionale , uno dei fiori all’occhiello dell’officina digitale di . «Siamo orgogliosi di presentarla – sorride , presidente di Confartigianato Imprese Varese – Si tratta di un investimento importante, in cui crediamo molto: questa nuova tecnologia permette un salto qualitativo notevole nella realizzazione dei modelli».

Di stampa in 3D si è parlato ieri pomeriggio al Faberlab di Tradate in un incontro organizzato in collaborazione con l’(Laboratorio fabbricazione digitale della Liuc di Castellanza). Moltissimi i professionisti (soprattutto architetti, ma anche designer, pianificatori e distributori) che hanno gremito la sala dell’officina digitale di viale Europa per ascoltare l’intervento di . «Questa nuova tecnologia – spiega Muscogiuri – permette di accelerare e rendere più preciso un lavoro che è stato fatto per secoli a mano.

Con la stampa in 3D i tempi di realizzazione del progetto sono più rapidi, i dettagli del plastico risultano più accurati, e anche i costi si riducono rispetto ai metodi tradizionali». Bisogna infatti fare un passo indietro. Per far capire meglio la portata rivoluzionaria della stampa in 3D, Muscogiuri ha passato in rassegna, mostrando una serie di slide, le varie tipologie di modelli che si sono succedute nel corso dei secoli, portando esempi che vanno dal Rinascimento al Novecento.

«Col passaggio al – sottolinea l’architetto – già a partire dall’elaborazione del progetto, che viene subito pensato in termini tridimensionali per poi approdare al bidimensionale: un vero e proprio salto cognitivo rispetto al passato».Ma soprattutto il ricorso alla stampa 3D rende il processo estremamente più veloce e anche meno costoso: «Tutto in : il gruppo di progetto prepara un normalissimo file (mentre coi vecchi sistemi si partiva dal disegno bidimensionale) – spiega ancora Muscogiuri – Dopodiché si esporta il file in formato l; infine avviene la . Il tutto in tempi rapidissimi». E Muscogiuri mostra ai presenti un modellino in gesso dell’Arengario di Milano, il cui file era stato inviato appena l’altro ieri alla stampante 3D di Faberlab. «Questo metodo – rimarca il docente del Politecnico – consente un controllo assoluto sul modello, eliminando ogni intermediazione» (anche quella dei plasticisti, figure fondamentali per l’architettura fino al ‘900). Il tutto, sostanzialmente, in tre click. «Ma attenzione – avverte Muscogiuri – Il processo . Questo peraltro “costringe” il progettista a verificare in itinere l’accuratezza del disegno». Da questa innovazione tecnologica non si torna più indietro: «Chi non avrà dimestichezza con questi strumenti è destinato a sparire dal mercato nel giro di dieci-15 anni – avverte Muscogiuri – Il mio auspicio è che i nativi digitali riescano, nello stesso tempo, a dominare le nuove tecnologie, ma anche a recuperare la gestualità del disegno a mano libera propria dei grandi , in fondo sublimi “artigiani” anche loro».

I professionisti intervenuti hanno potuto constatare di persona l’efficacia della stampa 3D ammirando i modelli in gesso della ProJetx60 di Faberlab, capace di stampare in quadricromia in modo veloce quanto preciso. Uno strumento che permette di riprodurre a basso costo mappe urbane e del sottosuolo, rendering e prototipi ad altissima precisione.