Il fisco e la crisi uccidono il mattone

Il fisco e la crisi affondano il mattone. «Solo liberando la casa dalle tasse potrà esserci la ripresa del settore» invocano le associazioni degli intermediari e dei proprietari.

I dati dell’osservatorio immobiliare della Camera di Commercio, che rileva direttamente “sul campo” i prezzi immobiliari medi per tipologie di abitazione, non lasciano dubbi. Dal 2007, ultimo anno pre-crisi, al 2013, ultimo anno rilevato dall’osservatorio, il crollo dei valori immobiliari è arrivato a toccare un picco del 38% a Varese centro.

Numeri che mettono i brividi, se pensiamo da un lato a chi magari si è svenato per accendere un mutuo in quegli anni ancora favorevoli per il mercato finanziario e dall’altro alle condizioni di “calma piatta” del mercato delle compravendite sul nostro territorio. Proviamo a spulciare qualche dato per capire cosa sta succedendo nel mercato immobiliare.

Tiene, ma fino ad un certo punto, solo il “nuovo”, l’immobile appena costruito o ristrutturato, mentre l’“usato”, quelli che i tecnici del settore qualificano come “immobili abitabili in buono stato”, ha subito una notevole perdita di valore tra il 2007 e il 2013. A Varese centro ad esempio un “nuovo” che allora si trovava a prezzi compresi tra i 2800 e i 3300 euro al metro quadrato oggi viene via per cifre tra i 2400 e i 3100 euro,

con una perdita di valore tra il 6 e il 15%. Un “usato” invece, che nel 2007 veniva valutato tra i 2100 e i 2400 euro al metro quadro, oggi vale tra i 1300 e i 1900 euro, con una perdita di valore che si aggira tra il 20 e il 38%. Peggio ancora per gli immobili da ristrutturare: i prezzi medi sono crollati tra il 33 e il 38% in centro città. Va leggermente meglio, ma solo per il nuovo, in altri quartieri: a Casbeno/Bobbiate, a Bizzozzero/Bustecche e a Valle Olona/San Fermo i valori su un immobile appena edificato o ristrutturato rimangono gli stessi del 2007, mentre gli “usati” subiscono perdite di valore tra il 15 e il 30%.

Le realtà più colpite sono Giubiano e Belforte/Valganna, dove il nuovo cala in “doppia cifra” (tra il 10 e il 17%), mentre l’usato precipita tra il 25 e il 35% a Giubiano e addirittura tra il 29 e il 35% a Belforte/Valganna. Ma non è solo la crisi ad aver affondato il “mattone”: negli ultimi tre anni la stangata fiscale sugli immobili è stata pesantissima, tanto che Confedilizia ha quantificato un quasi quadruplicamento della tassazione tra il 2011 e il 2014, con il prelievo che è passato da 9 a oltre 24 miliardi di euro.

«È una tassa patrimoniale a tutti gli effetti» fa notare il presidente di Confedilizia Varese . «È il dito nella piaga» per , presidente degli intermediari di Fimaa-Confcommercio. «Ici, Imu e Tasi non sono solo degli scioglilingua, ma sciolgono anche le tasche dei proprietari di casa. Il problema è che, se le persone possono trasferirsi, gli immobili rimangono, così la politica ci mette le mani per ottenere un gettito fiscale sicuro. Nel frattempo però i proprietari di casa stanno erodendo i loro risparmi, con la mancata rivalutazione dei prezzi immobiliari per la prima volta dal Dopoguerra, mentre il settore immobiliare, che ha sempre trainato l’economia italiana, stenta a ripartire». Così l’appello che le categorie rivolgono a Renzi è quello di «liberare la casa dalla ghigliottina fiscale. È l’unico modo per far ripartire il settore».

Per il professor ex ministro e già in passato consulente del Comune di Busto Arsizio, «l’aumento della tassazione degli immobili» vale «come patrimoniale straordinaria di 25 volte».

Questo perché, «i tributi permanenti sul patrimonio duraturo, per la teoria economica, ne riducono il valore di un importo pari al valore capitale del loro flusso di reddito durevole».

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