Sea Energia, a Malpensa centrale invidiata dall’Europa

Enel potrebbe considerarla un concorente e, nel suo piccolo, Sea Energia di fatto lo è dato che fornisce energia elettrica, calore e refrigerazione a una città di almeno 25mila abitanti quale è Malpensa. Non solo. C’è, inoltre, un’eccedenza di energia elettrica che viene venduta, a dimostrazione della potenza della società che illumina l’aeroporto. E che dà luce anche all’hotel Sheraton del T1, allo scalo di Bergamo, a quello di Napoli e al quotidiano “Avvenire”.

Pasquale Sannino, direttore di Sea Energia va fiero del lavoro svolto finora in una società nata nel 1998, con l’apertura di Malpensa 2000, e diventata la centrale di trigenerazione con il reparto gruppi frigoriferi ad assorbimento più grande d’Europa.

«Gli impianti sono efficienti e rispettosi dell’ambiente», dichiara il direttore. «La produzione di energia elettrica è virtuosa e con un evidente vantaggio economico per la società».

Basti pensare al fatturato, passato da 10 milioni di euro nei primi anni a 60 milioni di euro a chiusura dell’anno scorso.

Sannino pensa alla resa economica, ma anche a come ridurre l’emissione di anidride carbonica in atmosfera. «Non esiste un modo per trattare l’anidride carbonica dopo che è stata prodotta, ma possiamo ridurla diminuendo il consumo di metano. In tal modo, a parità di energia elettrica creata, riducendo l’utilizzo del metano, inquino meno», semplifica il direttore di Sea Energia che mostra uno sguardo rivolto anche all’ambiente. Con lui, c’è una squadra di 19 dipendenti giovani, età media 22-23 30 anni, tra cui un capo turno da 15 anni, Paolo Manzoni, insignito del titolo di maestro del lavoro lo scorso 1 maggio.

Paolo Belli, il Maintenance Supervisor della Centrale, ci conduce nel cuore (la sala di comando) e nei meandri (tra le mega tubazioni) della centrale di trigenerazione di Malpensa, a due passi da Cargo City, con torri di evaporazione da cui escono “fumi bianchi” che sono, appunto, vapore. «Vapore che finisce in aria smaltendo del calore da un circuito di acqua di raffreddamento degli impianti permettendo di riutilizzare la stessa acqua e ridurre al minimo i consumi idrici», spiega Belli. Non, dunque, fumi inquinanti come verrebbe da pensare in prima battuta vedendo quella nube che si sprigiona nell’aria. Altro vapore è quello prodotto dalle caldaie, che sfruttano l’energia presente nei fumi di uscita dalle turbine e che alimentano delle turbine a vapore per una produzione aggiuntiva di energia elettrica a costo zero.

La centrale che sta tra il terminal 1 e cargo city illumina, riscalda e refrigera tutto l’aeroporto con una rete di tre chilometri di tubazioni che porta calore fino al terminal 2, mentre la linea del freddo si ferma al T1 «perché per l’acqua fredda le reti sono molto costose», puntualizza Sannino. E il T2 risulta un po’ troppo lontano.

Ci sarebbe, invece, l’intenzione di offrire una rete di teleriscaldamento che possa servire il territorio, i paesi circostanti. «Ci stiamo lavorando da qualche mese», informa il direttore di Sea Energia. «Vorremmo arrivare a Gallarate».

Tra le idee in campo anche quella di un impianto di biogas, alimentato dai rifiuti organici, sempre per produrre energia elettrica e calore. E poi, ancora altro know how «per acquisire nuove conoscenze tecnologiche, diversificare il business ed esportare tecnologia in Italia», dice Sannino. Fermarsi non si può, non lo si vuole affatto. I progetti che fermentano in Sea Energia viaggiano spediti, rivolti già al domani.

Malpensa

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