Tassa sui rifiuti, Gallarate isola felice Ma ora le imprese invocano più equità

Quando si tratta di Tari è Gallarate la città più conveniente della provincia di Varese. Ma ai numeri diffusi dalla politica, le aziende rispondono chiedendo che si faccia pagare chi produce più rifiuti. E si sconti la tassa a chi li smaltisce in modo autonomo.

A diffondere i dati è stato l’assessore alle Attività economiche della città dei Due Galli, Angelo Protasoni. Il quale ha ritenuto «doveroso fare delle verifiche», confrontando il costo al metro quadro della tassa sui rifiuti nelle tre principali città del Varesotto.

«I numeri parlano da soli», aggiunge l’esponente dell’esecutivo di centrosinistra. Dati che premiano Gallarate, dove in media le aziende pagheranno di Tari 3,52 euro al metro quadrato, contro i 5,50 di Busto Arsizio e addirittura gli 8,81 di Varese.

Se si tiene contro che sommando le diverse aliquote di Imu e Tasi applicate nelle tre città si ottiene sempre 1,06, è la tassa sui rifiuti a fare la differenza.

«Non si capisce perché i capannoni artigiani debbano pagare di più di quelli industriali, il caso di Busto è addirittura scandaloso»: 3,85 euro al metro quadro i primi, 1,72 i secondi. Questo è l’unico commento ai numeri concesso da Davide Galli, presidente regionale di Confartigianato.

«Ringraziamo il Comune di Gallarate per l’attenzione dimostrata alla riduzione di questo tipo di tassazione», aggiunge, «anche se poi nella stessa città le banche hanno un’imposizione bassa (1,90 euro al metro quadro contro i 2,70 degli artigiani, ndr). Mi viene difficile pensare che noi produciamo più carta di loro».

Resta una battaglia più generale sul tema della Tari, che da tempo l’associazione guidata da Galli sta portando avanti a livello nazionale. «Secondo la legge, il filo conduttore di questa imposta è che chi produce più rifiuti paga di più»: appunto le aziende che fanno capo a Confartigianato chiedono di «pagare il giusto».

Sì, perché i Comuni fanno i conti, «poi però trovano sempre delle alchimie per non pesare su alcune categorie». Galli chiede di tornare allo spirito della legge: «Dobbiamo andare nella direzione di pesare i rifiuti, in applicazione del principio per cui chi ne produce di più paga».

E lo stesso vale per chi non li smaltisce per conto proprio. Un tema sul quale Confartigianato ha trovato un riscontro da parte del governo: «È passata la possibilità di detassare i rifiuti speciali che le aziende smaltiscono direttamente, affidandosi a società specializzate».

Non dovendo essere gestite da chi ha l’appalto dell’igiene urbana – nel caso delle tre città del Varesotto si tratta delle ex municipalizzate – non è giusto che le imprese debbano pagare per un servizio del quale, di fatto, non usufruiscono. «Altrimenti finisce che pagano due volte», chiosa Galli.

Tema, quest’ultimo, condiviso anche da Franco Colombo di Confapi: «Questo meccanismo di detassazione esiste, ma nessuno lo conosce». Anche perché fino a qualche anno fa non era previsto. L’invito è allora rivolgersi alle associazioni di categoria per tutte le informazioni del caso.

Colombo chiede anche che ci sia una sorta di coordinamento tra i Comuni, per evitare disparità tra le diverse aziende. E soprattutto un’attenzione alle imprese: «In un contesto come quello attuale ricevere cartelle da 15mila euro significa essere in difficoltà nel garantire qualche mensilità ai propri collaboratori».

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