Basta un giorno così a cancellare 120 giorni stronzi…

Quattro immagini di Varese-Pesaro, quattro fotografie ricamate dal ricordo che riconciliano con questa squadra e con il basket. La prima: i 4500 di Masnago, record stagionale di presenze. Contare pochi seggiolini vuoti alla palla a due serve, sempre, ad avere speranza. Chi c’era, domenica, ha tifato come si deve e ha avuto ragione ad esserci, perché è stato ripagato dallo spettacolo: corsa, canestri esteticamente apprezzabili, emozioni di una rimonta, abnegazione simbiotica da parte dei giocatori. Ribadiamo il concetto,

rammentando da dove si è partiti e dove si era arrivati: qui basta davvero poco per riaccendere l’entusiasmo. La seconda: il contropiede di Kangur a 4’ dalla fine del terzo quarto. La Openjobmetis è sotto di 9 (52-61) e ha bisogno di girare la partita dietro, dopo aver giocato a fare un punto in più di un avversario in vena di trovare miracoli con le mani. Lo squillo lo suona uno dei simboli di quest’annata storta e per mesi indigesta, l’irrecuperabile per antonomasia, il campione diventato disgrazia, l’ex atleta cui togliere l’idoneità sportiva. Lo suona Kangur: palla rubata ad Hazell, corsa legnosa ma efficace a staccare l’avversario, canestro. Bentornato, vecchio saggio. E che Dio serbi lo stesso in gloria chi ti faceva giocare trenta minuti a partita due volte alla settimana. La terza: la difesa di Johnson su Ceron. Pochi istanti dopo la sgroppata dell’estone, ecco materializzarsi il primo dei discepoli, peraltro non nuovo a certe azzannate (trattandosi di americano, preziose come diamanti). Il virgulto di Pesaro ha la sfortuna di ricevere palla contro il nostro, che si incolla a lui col Bostik, di petto, in maniera terminale, tracotante, che impedisce al “cinno” persino di passare la palla e lo fa morire con l’arancia in mano. Masnago viene giù, mentre a Dom basta una smorfia per ribadire al ragazzino «ma dove vuoi andare?». La quarta: l’uscita dal campo di coach Attilio Caja, mentre la piccola muraglia della tribuna silver è in piedi ad applaudirlo (guardatevi il video su Facebook). La comunione eucaristica tra l’Artiglio, una squadra graffiante e rapace e un popolo ferocemente assetato di riscatto si è appena consumata. Amen.