Il nostro grazie a chi cura i bambini e li fa ridere senza fare rumore

Se ci fosse una classifica delle ingiustizie più ingiuste, ecco, a vincerla sarebbe l’immagine di un bambino ammalato. In un dispensario sperduto del Burundi dove i bimbi muoiono di malaria o in un qualsiasi reparto di pediatria di uno dei nostri moderni ospedali: c’è poca differenza. Un bambino ammalato è la contraddizione più forte, il nonsenso più inaccettabile, qualcosa che fatichiamo a comprendere. E se non lo comprendiamo noi, come potrebbero comprenderlo loro: che si sentono male senza sapere perché,

che si sentono diversi senza averlo chiesto, che sono costretti a guardare gli altri bambini giocare senza poter correre con loro. Riflessioni così, nel vedere le immagini della Befana portata su dai Vigili del Fuoco nella pediatria dell’Ospedale Del Ponte. Nel vedere la festa e nel notare come basta davvero poco per portare serenità dove serenità non c’è: anche solo per poche ore. Perché è vero, anche ieri la Befana a un certo punto se n’è andata e la vita del reparto ha ripreso la sua routine tutta sbagliata di cure e lacrime asciugate. Ci piace però pensare che quei sorrisi regalati abbiano fatto bene, che siano rimasti, che siano serviti in qualche modo a qualcosa: affievolendo l’ingiustizia più ingiusta. Un bambino ammalato è una realtà inaccettabile con la quale siamo costretti, impotenti, a convivere. E così, davanti alle immagini della Befana, ci viene voglia di dire un grazie grande a tutti quelli che quotidianamente si mettono al servizio dei piccoli ammalati. E un grazie ancora più grande a quelli che lo fanno in silenzio, lontano dalle luci della ribalta e senza farsi troppo vedere. Amore disinteressato, si chiama: e di solito è quello più sincero.