Perché il Poz è uno di noi. E la politica non c’entra

L’editoriale del direttore Francesco Caielli sulla proposta di far avere la cittadinanza onoraria a Gianmarco Pozzecco

Pozzecco è varesino da sempre: probabilmente, varesino, ci è pure nato. Pozzecco è varesino perché ha venduto l’anima al diavolo chiedendo in cambio di vincere uno scudetto con questa maglia, per questa città, per questa gente. Pozzecco è varesino perché non si è limitato a giocare per Varese, no: è riuscito a viverne le strade e il cielo ed è riuscito a capire la gente. Pozzecco è varesino perché Chicco Ravaglia. Pozzecco è varesino perché non c’è un’intervista, non c’è un racconto, non c’è un ricordo in cui lui non parli di Varese. Pozzecco è varesino perché tutta Italia lo ama e tutta Italia invidia quello che c’è stato tra noi e lui. Pozzecco è varesino perché ha vinto e perso, ma sempre a modo suo: senza paura di emozionarsi, senza paura di emozionare.

Cittadino onorario lo è sempre stato, ed è giusto che questo riconoscimento venga ufficializzato. Perché in fondo, un po’, glielo dobbiamo. E per favore, per favore: anche se l’iniziativa è partita da un uomo di partito, nessuno si azzardi a trasformare questa cosa in una baruffa politica. Quello che c’è tra Marco Pinti e il Poz è una cosa talmente grande e unica, che davvero non merita di essere etichettata con questo o quel colore. È solo il Poz. È solo Varese. Solo questo. Solo.