La danza della vita è forza e passione che batte il cancro

Presentato a Gallarate Aloha! di Barbara Mariani. Testimonianze di coraggio per donne in battaglia

Curare il cancro danzando. C’è molto più della sola terapia oncologica nella lotta contro il tumore della mammella: un approccio multidisciplinare, ormai riconosciuto anche a livello ospedaliero, e reso possibile dalla collaborazione di diverse associazioni di volontariato.
Come Caos, il centro di ascolto operate al seno di Gallarate, che venerdì scorso ha organizzato alla sala Impero un incontro per presentare “Aloha! Alito di vita. Non solo cancro”, racconto dell’esperienza con la malattia scritto da .
E per far conoscere le attività promosse dal sodalizio in collaborazione con le unità di Senologia degli ospedali del territorio, a cominciare dalla danzaterapia.

Nata dall’esperienza personale della presidentessa , che ha combattuto contro la malattia nel 1997 e poi ancora nel 2004, «questa associazione è parte integrante del team multidisciplinare che affronta la patologia». E che schiera medici, infermieri e volontari, tutti a servizio del paziente.
«Il cancro fa curriculum, mi ha detto una volta una paziente. Ecco, noi celebriamo la forza, la passione e l’energia che permette alle donne di andare oltre alla rabbia feroce che si prova di fronte alla diagnosi».

Un messaggio che viene rivolto a tutte le donne: «Quelle operate al seno capiranno che devono pensare positivo, perché la vita continua», ha spiegato , direttrice del centro di Senologia dell’ospedale di Gallarate, «mentre le altre non devono mai abbassare la guardia contro questo “cavaliere oscuro”, che ogni anno in provincia di Varese colpisce tra le 800 e le mille donne».
Proprio per questo l’Asl offre a tutte le signore una mammografia gratuita ogni due anni. «Il cancro alla mammella può essere sconfitto», ha aggiunto , responsabile della Senologia di Varese e ricercatrice all’Insubria, «ma non si tratta di una battaglia semplice». Soprattutto, per vincerla occorre schierare un “esercito”: «Non c’è solo il chirurgo che toglie il tumore. Occorre accompagnare la paziente in un percorso lungo e difficile».
Si tratta di ricostruire una femminilità mutilata, di riappropriarsi del rapporto con il proprio corpo. Ad esempio attraverso la danzaterapia. «Si tratta di un progetto pilota nato a Varese nel febbraio 2013», ha spiegato la responsabile I: «Per ora sta dando dei risultati buoni, vedremo alla fine dello studio se farla entrare come terapia standard di supporto». Approccio multidisciplinare, dunque. Anche se molto conta la disposizione d’animo del paziente.
«Convivo con il cancro da 14 anni, eppure nel mio libro non parlo della malattia. Ma di quanto sia meravigliosa la vita», le parole di Mariani, «con l’amore e l’energia l’impossibile diventa possibile». Un messaggio di grande speranza da parte di una donna che per tre volte nella sua vita si è vista diagnosticare un tumore.
«La prevenzione dell’anima va di pari passo con quella scientifica, se non si cura la mente non si guarisce mai completamente», ha aggiunto. C’è insomma un universo in movimento intorno alla cura del cancro alla mammella, spesso animato dalle stesse ex pazienti.

Ma come si pongono le istituzioni di fronte all’impegno di queste realtà di volontariato?
«Mancano pochi giorni all’approvazione della legge che istituirà il sistema socio-sanitario», ha spiegato , presidente della commissione Sanità del Pirellone, «un’occasione per sinergizzare le risorse e le forze della regione con quelle degli enti locali». Ma soprattutto «coinvolgendo il volontariato e il terzo settore, che parteciperanno ai tavoli di programmazione e controlli tenuti dalle agenzie che andranno a sostituire le attuali Asl».