Varesini blindati al Cairo Interviene la polizia

VARESE La polizia egiziana ha loro impedito di prendere l’autobus per raggiungere il varco di Rafah, verso la Palestina. Ma loro, i 12 varesini partiti tra Natale e Santo Stefano alla volta del Cairo, sono più determinati che mai a partecipare alla «Gaza freedom march», la manifestazione internazionale promossa dall’associazione statunitense Code Pink per il 31 dicembre, a un anno dai bombardamenti dell’operazione «Piombo fuso» in cui morirono quasi 1500 civili di cui 322 bambini.
Prima della partenza la situazione diplomatica sembrava risolta «e

invece quando sono arrivati in albergo la polizia li controllava a vista », racconta Roberto Andervill, presidente varesino di Ipsia (la ong delle Acli) che questa mattina ha dato l’allarme. I pullman dovevano passare negli alberghi dove soggiornavano i manifestanti, varesini e non solo, per portarli in una cittadina al confine con Gaza. Ma i pullman non si sono proprio presentati. «Sappiamo che la polizia non li ha fatti neppure partire, e con i bus è sparito anche il carico di aiuti umanitari, beni di prima necessità e medicine, che volevamo portare nella striscia – riferisce Mattavelli – Presumiamo siano da considerarsi sequestrati». Momenti di tensione si sono avuti a metà mattinata quando i manifestanti hanno cercato di prendere dei taxi e sono stati bloccati dagli agenti in divisa. Di qui la scelta di spostarsi tutti a piedi davanti alla sede dell’ambasciata italiana al Cairo.
«Abbiamo fatto un lungo presidio sotto la sede dell’Onu per chiederne l’intervento – fa sapere il consigliere comunale Flavio Ibba, anche lui nella capitale egiziana – Siamo riusciti a scappare, ma pare che 200 francesi siano stati bloccati in albergo».
Lidia Romeo

s.bartolini

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