Bestie di Satana, il pentito è un bluff

SOMMA LOMBARDO Nessuna informazione concreta. L’intera vicenda si è rivelata una bufala». Francesco Dettori, procuratore di Busto Arsizio, descrive così l’epilogo dell’affair Orazio Valente, il sommese di 35 anni che aveva fatto sapere alla Procura di avere informazioni inedite e preziose in merito alle Bestie di Satana.

Valente, che in gioventù ha dichiarato di avere frequentato Andrea Volpe, il killer “pentito” della setta, sommese come lui e con lui pescato a compiere atti vandalici ai danni delle scuole di Somma dove anni dopo fu rinvenuto cadavere Andrea Ballarin – ad oggi suicida impiccatosi per ragioni non ancora chiarite – è stato ascoltato a sommarie informazioni dal pm Roberta Colangelo. Stando alla procura il trentacinquenne, detenuto per reati connessi allo spaccio di droga, e a sua volta tossicodipendente,

non avrebbe rivelato nulla di concreto.
«Sulla base delle sue dichiarazioni – spiega Dettori – non ci sono elementi per riaprire alcun fascicolo. Non c’è nulla». Nulla, assolutamente nulla: stando agli inquirenti Valente non avrebbe circostanziato fatti, nomi o date. Non avrebbe messo in relazione alcun suicidio sospetto con il gruppo Bestie di Satana, non avrebbe affatto saputo fornire elementi. In sintesi quella lettera appare agli occhi dei magistrati come una boutade.

E a questo punto gli inquirenti potrebbero voler sapere il perché, di un gesto tanto azzardato quanto privo di contenuti. La lettera di Valente, del resto, ha rappresentato una speranza per tantissime famiglie. Il fatto che davanti al pm non abbia saputo fornire alcun elemento utile, di più, non avesse praticamente nulla da dire che non fosse già comparso sui giornali, e che il suo gesto abbia illuso delle persone già ferite, solleva degli interrogativi. Perché l’ha fatto? Valente, confuso dalla droga, potrebbe aver riagganciato informazioni di terza mano emerse dopo il caso Bestie di Satana. Ma perché parlare ora? Per fare un favore a se stesso? Non ha guadagnato nulla dall’apparire come un bugiardo davanti agli inquirenti. Per fare un favore a qualcun altro? Ma a chi?
In attesa di risposte, tutti i casi sui quali la lettera alla procura aveva gettato un ombra – o una speranza – sono tornati ad essere tombati. I fascicoli restano chiusi.

Aperto, invece, resta il caso Doriano Molla: «Siamo in attesa – spiega Sergio Zaro, legale di Flaviana Cassetta, madre di Doriano – che vengano ascoltati gli altri appartenenti al gruppo. Il gip, infatti, ha rigettato la richiesta di archiviazione del caso avanzata dal pm. La mia assistita ha sempre sostenuto che esistessero elementi concreti per andare sino in fondo. Prima di Valente; lo stesso Mario Maccione parlò della morte di Doriano in un’intervista attribuendola al gruppo. Noi non abbiamo mai accusato nessuno. Ma vogliamo chiarezza».
A non darsi pace è anche Anna Lia Ferraresi, madre di Christian Frigerio, 28 anni di Carugaro, scomparso nel novembre 1996. «Nel 2004 collegarono la scomparsa di Christian alla setta – dice Anna Lia – Oggi il caso è ancora aperto e la strada è quella, ne sono convinta. Se qualcuno è a conoscenza di fatti specifici, si faccia avanti senza paura».

f.tonghini

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