Tasse, l’Insubria è fuorilegge Ma con le cause rischia grosso

VARESE L’università dell’Insubria di Varese è «fuorilegge» perché – come si legge sul Sole24Ore di martedì 22 novembre – è stato superato il tetto massimo nel rapporto tra i contributi versati dagli studenti e il fondo di finanziamento ordinario.

Una motivazione analoga ha già spinto il Tar a condannare l’università di Pavia a restituire parte della retta agli studenti. Ma questa soluzione è pericolosa – dicono i rappresentati d’istituto dell’ateneo varesino – perché porterebbe alla chiusura dell’università dell’Insubria. Da qui la scelta degli studenti di non avanzare alcuna azione legale.

Entriamo nel merito della questione. Le tasse universitarie – in base al Dpr 306/1997 – non possono superare un importo pari al 20% del fondo di finanziamento ordinario (Ffo) che l’ateneo riceve dallo Stato.

L’Insubria nel 2010 ha ricevuto 11,92 milioni di euro contributi studenteschi, pari al 30,4% del Ffo.

Avendo superato di un bel po’ il limite (che è del 20%), l’Insubria di Varese figura in posizione numero cinque nella classifica dei 33 atenei «fuorilegge» pubblicata dal Sole. Prima di lei ci sono solo le università di Urbino, Bergamo, Venezia e la statale di Milano.

Esiste un precedente per quanto riguarda la restituzione delle tasse. L’università di Pavia è stata condannata dal Tar a dover restituire i soldi chiesti in eccesso agli studenti. Facendo due conti, si evince che l’università dell’Insubria potrebbe arrivare a dover ridare mediamente 122 euro a studente, su una retta di 1.223 euro. E questo solo prendendo in considerazione il 2010.

D’altro canto, se l’università ha sforato questo limite imposto dalla legge, è perché i contributi statali sono stati oggetto di continui tagli (nel 2010 l’ateneo varesino ha ricevuto un finanziamento pari a circa 39 milioni di euro).

«Abbiamo analizzato la situazione in consiglio di amministrazione – dicono i rappresentati degli studenti Giuseppe D’Aquaro e Patrick Tayoun – Il rapporto tra la contribuzione studentesca (che è costante) e il finanziamento (che diminuisce), tende inevitabilmente ad aumentare. Dal periodo in cui siamo in carica come rappresentati (ovvero dal maggio 2010) abbiamo sempre respinto l’ipotesi di aumento delle tasse e chiesto all’ateneo un piano di rientro». «Ma ci rendiamo oggettivamente conto che rispettare i limiti di una legge del ’97, in questo momento, considerato che dal ’97 a oggi sono stati continuamente tagliati i finanziamenti statali, significherebbe portare alla chiusura molti atenei, tra i quali anche l’Insubria – proseguono – Del resto, se sono 33 gli atenei fuorilegge, questo significa che è mancato un ragionamento a monte».

«In questo ultimo anno non ci sono stati aumenti delle tasse, se non legati all’aumento della tassa regionale – scandiscono gli studenti – Far partire un’azione legale, e attuare un ricorso nei confronti dell’università in questo stadio delle finanze dell’ateneo, significherebbe voler rinunciare all’università pubblica nella zona di Varese e Como. Per questo, in questo momento, non è nel nostro interesse procedere legalmente. Piuttosto utilizziamo questi dati per potenziare i servizi che l’università offre agli studenti. Non siamo inermi, ma utilizziamo i dati con razionalità, non per far chiudere l’ateneo».

s.bartolini

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