I bengalesi di Gallarate chiedono giustizia per Sharna

Gallarate – «Non dimentichiamo Sharna, lei e la famiglia meritano giustizia», sono le incisive parole che arrivano dalla comunità bengalese di Gallarate, riunita intorno a Mohammad Noor. Sharna Abdul Gafur, 18 anni, è stata uccisa lo scorso 13 gennaio a Monza, in un bilocale di via D’Annunzio, rione di San Rocco, di proprietà dello zio.

Da subito i sospetti dei carabinieri del comando provinciale di Monza si sono diretti sul fidanzato di Sharna, connazionale di 26 anni della giovane, con il quale aveva intrecciato una relazione controversa e contrastata. L’uomo, a carico del quale pende un fermo di pg, sarebbe però riuscito a rifugiarsi in Bangladesh. Questa è la novità che emerge dalle indagini: l’uomo era immediatamente sparito nel nulla. Muovendosi come un professionista aveva gettato il cellulare, servendosi di un telefonino internazionale riconducibile ad un utente cinese,

aveva evitato di utilizzare il bancomat e, muovendosi in silenzio, potrebbe essere riuscito a imbarcarsi a Malpensa, a due passi da quella Gallarate dove Sharna e la famiglia avevano vissuto per anni, in via Macchi dietro all’Esselunga, prima di trasferirsi a Milano. Gli indizi a carico del giovane sarebbero pesanti, scambio di sms con Sharna il giorno dell’omicidio, poi il silenzio, il suo cellulare agganciato da una cella monzese che copre la zona di via D’Annunzio. Indizi pesanti non sufficienti però a richiedere un mandato di cattura internazionale: l’indagine scientifica condotta dagli uomini del Ris di Parma nell’appartamento teatro dell’omicidio non sono riusciti a provare con certezza la presenza dell’uomo in luogo al momento dell’omicidio. Sharna si era rifugiata dallo zio a Monza proprio per lui: lui, già sposato in patria e padre di tre figli, motivo di contrasti aspri nella famiglia Gafur soprattutto tra Sharna, la madre e la sorella maggiore della ragazza.

Sharna stessa era già stata promessa in sposa con un contratto matrimoniale dalla famiglia. La ragazza certamente conosceva il suo assassino: fu lei ad aprirgli la porta quel giorno. La giovane, strangolata con una sciarpa di seta mai ritrovata, si sarebbe ritrovata con l’aggressore a premerle con le ginocchia sul petto mentre la strozzava. Il medico legale ha trovato un’ecchimosi allo sterno compatibile con questa dinamica; singolare il fatto che la donna non avesse le caratteristiche ferite da difesa, quasi si sia lasciata sopraffare senza lottare.

Ora gli inquirenti stanno tentando di rintracciare il fuggitivo per ascoltarlo; impresa ardua visto i tempi biblici di risposta delle autorità bengalesi. Il ragazzo dovrà essere rintracciato; quindi gli bisognerà notificargli gli atti, quindi forse si riuscirà ad ascoltarlo. Intanto Sharna attende giustizia e con lei tutta la comunità bengalese di Gallarate.

p.rossetti

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