«Sì, da grande faccio lo chef» Ma a Varese non c’è più posto

VARESE Da grande farò lo chef. Il cuoco, meglio se stellato, ammiccante, di successo e di bella presenza, è la professione a cui gran parte dei giovani guarda con più interesse.
«Siamo subissati di richieste che non potremo accogliere – spiega Silvano Gomaraschi, vicepreside all’Ipc Falcone di Gallarate – Probabilmente saranno 200 i giovani che non potremo accettare. Già l’hanno scorso la situazione era analoga, segno che la voglia di inserirsi nel settore della ristorazione rimane tanta».


Grande interesse anche al Cfp di Varese, dove per ora le iscrizioni in esubero sono dieci, ma il numero è destinato a crescere nei prossimi 20 giorni. Sicuramente lo chef è una professione di moda. La televisione continua a proporre trasmissionei come Master Chef Italia, La prova del cuoco, I menù di Benedetta, etc. Anche i blog si moltiplicano, come Giallo Zafferano che ha anche una diffusissima applicazione per il telefonino. La realtà però non è tutta rose e fiori come sembra. Nella provincia di Varese le attività di ristorazione iscritte alla Camera di Ccommercio sono in calo: nel 2011 erano 1.498, nel 2012 sono scese a 1.466.
«Il tasso di occupazione dei nostri ragazzi dopo il diploma oscilla tra il 94% e il 96% – continua Gomaraschi – Certo, nella maggior parte dei casi sono contratti a termine. Penso che sia una scelta giusta per un giovane puntare sul settore della ristorazione, ma è evidente che la professione non è come la si racconta alla televisione».
E ancora: «Fare lo chef significa essere umili e pronti al sacrificio, molti ragazzi li perdiamo per strada proprio perché non sono pronti a fare fatica – illustra Gomaraschi – Spesso, inoltre, i ragazzi devono andare all’estero per fare carriera. Le lingue sono importantissime perché consentono a chi va a lavorare in Inghilterra, Australia o Stati Uniti di iniziare a lavorare dalla cucina e non dal lavaggio dei piatti. La conoscenza dell’inglese dà a un ragazzo il 60% di possibilità in più. Alcuni nostri ragazzi hanno lavorato affianco a chef stellati, come Gualtiero Marchesi. Uno è andato a Lione a fare il sommelier, e se in Francia hanno scelto un italiano significa che ha stoffa».
«Credo che la nostra scuola apra due orizzonti: quello “comodo” per chi vuole trovare un lavoro sottocasa e quello “avventuroso” per chi vuole mettersi in gioco all’estero – dice Maria Grazia Angeleri, responsabile del Cfp di Varese – Anche per questo la nostra scuola è tanto ricercata».
«Siamo passati dalla figura del cuoco di una volta che stava solo in cucina, al cuoco manager di oggi che interagisce con i clienti. Questo aspetto piace, perché i ragazzi sognano di diventare imprenditori – dice Giordano Ferrarese, presidente provinciale Confcommercio Varese – Quando insegno, i ragazzi mi dicono che in futuro vogliono avere una propria attività».

s.bartolini

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