Lavorare in Canton Ticino: cosa fare adesso?

Confartigianato Imprese Varese organizza, mercoledì 10 alle 18 alle Ville Ponti di Varese,un convegno per chiarire alcuni contenuti della Legge Imprese Artigianali (LIA)

Grazie ai rapporti che Confartigianato Imprese Varese ha saputo costruire in questi ultimi anni, e grazie alla collaborazione con alcuni professionisti ticinesi, fra pochi giorni andremo a Bellinzona per un confronto con l’Albo Imprese Artigianali introdotto dalla Legge Imprese Artigianali (LIA). Nonostante alcuni contenuti della Legge del Canton Ticino debbano ancora essere chiariti (la normativa è particolarmente articolata), Confartigianato Imprese Varese organizza per mercoledì 10 febbraio, dalle ore 18 alle 20 nella Sala Napoleonica del Centro Congressi Ville Ponti di Varese,

il convegno dal titolo “Lavorare in Canton Ticino: cosa fare adesso?”. L’incontro è aperto a tutte le imprese, associate e non a Confartigianato Varese. Per partecipare, l’iscrizione è on line su www.asarva.org. Ricordiamo che all’Albo Imprese Artigianali si devono iscrivere obbligatoriamente le imprese italiane della Filiera Casa che lavorano in Canton Ticino, ma anche quelle svizzere, così come deciso dalla Legge Imprese Artigianali in vigore dal 1° febbraio 2016. Il confronto a Bellinzona ci permetterà di dare in anteprima, agli imprenditori che varcano il confine per prestare la propria opera ad aziende e/o privati ticinesi, risposte chiare ed efficaci. E di risolvere i primi dubbi e le perplessità che in questi ultimi giorni ci sono stati comunicati dalle imprese. Esempio:

– Cosa succede alle aziende che già operano in Canton Ticino e a quelle che vogliono iniziare a operare?

– Quanto tempo ha un’impresa per regolamentare la propria posizione? E se ha commesse aperte, come si dovrà comportare?

– Come e quando presentare la domanda di iscrizione all’Albo LIA e quali documenti occorrono?

– Quanto costa iscriversi all’Albo?

– L’iscrizione è sempre valida, deve essere rinnovata o è “una tantum”?

Al convegno di mercoledì parteciperanno Matteo Campari (dell’Area Export di Confartigianato Imprese Varese) e Gianmarco Torrente e Michele Lodigiani, consulenti della Fideconto Consulting di Lugano. Non mancheranno anche professionisti esperti nei temi del lavoro e del fisco, che entreranno nel merito delle complessità che fa delle Legge Imprese Artigianali una preoccupazione in più per tutti quegli imprenditori che già devono assolvere ai numerosi obblighi previsti da altre normative svizzere. Il convegno si concentrerà soprattutto su tre argomenti, particolarmente spinosi, della Legge Imprese Artigianali:

– l’equipollenza tra titoli di studio italiani e svizzeri: diplomi, patentini, certificati italiani quale valore avranno, con la LIA, in Canton Ticino?

– la richiesta di referenze che attestino il lavoro compiuto dalle imprese italiane sia in Italia che in Svizzera,

– la raccolta e la consegna dei tanti documenti ad una Commissione di valutazione: certificato di godimento dei diritti civili, certificato debitorio ad Equitalia, Durc, copia contratto del lavoro….

– i costi di iscrizione all’Albo e le sanzioni (fino a 50mila franchi svizzeri) previste per il mancato assolvimento degli obblighi.

Mercoledì 10, alle Ville Ponti, Confartigianato Imprese Varese presenterà anche il suo servizio di affiancamento per le imprese che lavorano oltreconfine e che si trovano a dover fare i conti con la LIA: modulistica, aspetti documentali, equipollenza dei titoli professionali, aspetti economici sono i punti più critici per l’iscrizione all’Albo. L’incontro di mercoledì 10 segue la presa di posizione di Confartigianato sulla LIA. E’ di questi giorni la richiesta al Governo – al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Sandro Gozi – di aprire un confronto con le autorità svizzere “al fine di far rispettare i diritti di stabilimento e la libera prestazione dei servizi delle imprese così come sanciti dall’Accordo tra l’Unione Europea e la Svizzera del 21 giugno 1999. L’Accordo stabilisce l’applicabilità delle direttive comunitarie sul riconoscimento delle qualifiche professionali anche ai cittadini elvetici e impone, a sua volta, alla Svizzera di applicare ai cittadini UE le procedure stabilite dalla Direttiva Europea 2005/36/CE in materia di stabilimento e di libera prestazione dei servizi delle imprese”. Ricordiamo che la Legge Imprese Artigianali mette a rischio circa 5.000 imprenditori artigiani e i loro circa 10.000 collaboratori che, soprattutto da Lombardia e Piemonte, vanno a prestare la loro opera in Canton Ticino e oltre.