Tre ventenni meglio dello Spezia Il Varese riaccende la scintilla

VARESE <Se non vinciamo contro squadracce così». Oppure: «Andate a lavorare». Tocca sentire bestemmie come queste, uscendo dallo stadio. Peccato che la squadraccia abbia speso dieci milioni e li abbia arroccati in difesa per novanta minuti. Peccato che Antenucci e Sansovini costino quanto il Varese. Peccato che tre ragazzini di vent’anni abbiano cancellato dal campo due mostri da 15 gol a stagione.

Peccato che Castori abbia trovato la quadratura in difesa dopo un punto (e 11 gol subiti) in quattro partite. Peccato che se qualcuno avesse dubbi sul fatto che il gruppo fosse con lui, dovrà cancellarli. Peccato che Castori ci condurrà alla salvezza: chi pensa di andare in A e giocare come il Barcellona, compri i fenomeni o vada a vedere il Barcellona.

Peccato che non tutti si siano ficcati in testa che il Varese deve salvarsi. Il pari con lo Spezia, cioè la vittoria dei nostri ragazzini, serve a ricordarcelo. E ricorda a Castori che il coraggio, e la gioventù che lo incarna, altrove ti frega ma a Varese ti premia (guai se a Novara non ci fosse lo stesso coraggio, la stessa gioventù, la stessa musica fresca).

La gente non è maturata, o forse si è montata la testa: due anni fa uscivamo dallo stadio dopo uno 0-0 con l’Atalanta, che sulla carta era meno forte dello Spezia, ma tutti applaudivano nonostante poche emozioni. Oggi facciamo gli schizzinosi con il fiore in bocca, invece di spianare il fucile per difendere il nostro tesoro: la serie B.

Due anni fa Castori sarebbe uscito sotto gli applausi, dopo avere schiacciato la squadra che ha vinto 5-1 a Livorno e doveva andare in A in carrozza. Oggi, invece, tutti a criticare e frignare. «Castori a casa», come ha urlato un tipo in tribuna? Ma vai a casa tu che pretendi la luna invece del Varese tutta corsa, tutto cuore e qualche errore che era ed è il nostro, vero e unico Varese.

Abbiamo perso il sapore di quello che siamo e la nostra dimensione: parliamo di playoff e bel gioco, facciamo i sofisti e i soloni ma noi siamo un’altra cosa, e ieri questa cosa l’abbiamo ritrovata. Cioè una squadra che si sporca nella bassa classifica (critiche eccessive? Sono le uniche che ti fanno reagire e ti tengono sulla corda), sperando di perdere i tifosi o i giocatori che si specchiano nell’alta classifica.

Tanti hanno i musi lunghi, noi gli occhi gonfi di Lazaar-Fiamozzi-Pucino, linea maginot e linea verde che emoziona con l’identità, l’orgoglio, il coraggio, il cuore ma anche la testa, la corsa, i piedi buoni. Forse serviva l’uscita di Carrozzieri perché Moris, con tutte quelle urla e le sceneggiate toglieva libertà e tranquillità, stando sempre addosso a Troest, a Corti, a tutti. Abbiamo rivisto la Primavera di Mangia in serie B: mente libera, nessuna paura. Eccoci qui: siamo di nuovo noi, tutti Lazaar, tutti Fiamozzi, tutti Pucino.

Non abbiamo gioco? Se non l’abbiamo noi, cosa deve dire lo Spezia, o il Sassuolo di settimana scorsa, o l’Empoli di quindici giorni fa? Il nostro gioco è la nostra anima: quella, a Varese, basta e avanza.

Andrea Confalonieri

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