E spuntò il 21 di Barberis Il Varese inizia a tremare

Figura anche il giovane centrocampista nell’inchiesta siciliana. Nel Trapani coinvolto Terlizzi. Trovati i soldi del giro proibito

Si aggiungono nomi e circostanze al caso Catania: inevitabile, poiché l’inchiesta è agli inizi e di ora in ora emergono nuovi fatti da approfondire.
Ieri sono entrati ufficialmente nel faldone della procura etnea altri calciatori, tra cui l’ex biancorosso Christian Terlizzi, che secondo l’accusa avrebbe partecipato alla combine di Catania-Trapani 4-1. Quel pomeriggio il presunto «treno delle 3 e 33» (la sua maglia era proprio la 33) siglò il momentaneo vantaggio granata, ma nella ripresa, sull’1-1, firmò il goffo autogol che ribaltò l’inerzia.

Al momento ci sono 19 indagati, 7 dei quali agli arresti domiciliari: ma è un bilancio destinato ad allargarsi. E anche in casa Varese dalle intercettazioni emergono nuovi scenari, decisamente inquietanti se confermati dal prosieguo del lavoro della magistratura.
Tre giorni prima della partita di Masnago Daniele Delli Carri, ex ds rossazzurro rimasto in contatto con il patron Antonino Pulvirenti, riferisce sullo stato dell’arte: «Allora a posto… mo’ mi ha chiamato e mi ha dato due numeri, 13 e 21». Se è vera la ricostruzione della procura, il riferimento è ai numeri di maglia dei complici reclutati (e pagati) nella squadra avversaria. Ricorderete che il 13 era di Riccardo Fiamozzi e il 21 apparteneva ad Andrea Barberis. Entrambi in campo da titolari quella sera, entrambi giudicati tra i peggiori del Varese da tutti gli inviati dei giornali, compresi i nostri. Entrambi ora nel mirino degli inquirenti.

La fase è interlocutoria e non è certo il momento di trarre conclusioni affrettate, ma il castello accusatorio si circostanzia di ora in ora e nella forma appare francamente credibile.
Spuntano pure i riscontri concreti: trovati centomila euro nascosti nella casa di uno dei personaggi chiave, Giovanni Impellizzeri, agente di scommesse su internet.
Il sistema assicurava un doppio tornaconto, tecnico ed economico. Perché da un lato il Catania si assicurava vittorie fondamentali per ottenere la salvezza,

e dall’altro gli arrestati, al corrente in anticipo delle partite addomesticate, vi lucravano sopra facendo scommesse sicure. Ecco spiegato il crollo delle quote: va però capito se questo aspetto coinvolge anche giri loschi di scommettitori, cosa che finora non è emersa.
Lunedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia di Pulvirenti, dominus della brutta faccenda. Intanto gli avvocati affilano le armi: dietro alle ovvie dichiarazioni stile «siamo sereni, chiariremo tutto» c’è l’esigenza di vedere le carte dell’accusa prima di scegliere la strategia difensiva.

Siccome però non basta prezzolare uno o due avversari su undici per assicurarsi la vittoria, c’è da giurare che usciranno via via altri nomi di calciatori invischiati. Ieri è stato recuperato il cosiddetto “libro mastro”, con un sacco di annotazioni definite interessanti dagli inquirenti. Da lì potrebbero emergere molti dettagli delle operazioni di compravendita delle gare.
E la giustizia sportiva, come ormai troppo spesso accade, si accoda a quella ordinaria: il procuratore federale Stefano Palazzi si sta facendo recapitare gli atti per imbastire un processo che sarà insieme più semplice (l’onere della prova è degli incolpati) e più complicato (i tempi sono risicatissimi). Sarà l’ennesima estate rovente: partiranno in orario i treni dei campionati?