Ferrero è ovunque, Wells arrugginito. Tambone è il direttore d’orchestra

Bottino magro per Okoye con solo un 2/11. Hollis magie estemporanee. La pagelle di Fabio Gandini

Nella squadra fresca del primo tempo non demerita, tenendo spesso il pallino del gioco anche al fianco di Wells e di Tambone. Come il resto dei compagni, però, anche lui cala nella ripresa.

Debordante, contro Fall fa a tratti il vuoto sotto canestro, soprattutto a rimbalzo (9 il migliore). Gli osservatori attenti, tuttavia, avranno notato anche alcune “dormite” (soprattutto difensive) quasi da copione: blackout che gli impediscono di venir giudicato senza macchia.

17’ a rincorrere gli avversari fuori dai blocchi, con ottima volontà ma non sempre con costrutto. In attacco si vede meno che nelle scorse gare di precampionato: segna solo dalla lunetta (2 punti).

Ai movimenti felpati e puliti del suo incedere offensivo, nell’occasione non si accompagna la precisione: la mano fattura solo un 2/11. Per sopravvivere in contumacia Waller, il suo bottino avrebbe dovuto essere più consistente.

Il migliore in campo tra i biancorossi. Per smalto fisico, concentrazione e assenza di timidezza. I momenti migliori della Openjobmetis vedono lui con la bacchetta da direttore d’orchestra in mano, bravo a cercare e trovare i lunghi con i giochi “alto-basso”, ma anche a dosare con raziocinio le iniziative personali.

Anche il capitano non vede mai il canestro: 0/5, senza appello. Porta a casa la sufficienza per la consueta grinta in retroguardia: a lui non vai via in uno contro uno, lui aiuta, lui carica, lui ci prova sempre.

Timoroso, nascosto, arrugginito: no, la prima del giocatore più atteso (all’esordio stagionale dopo 3 forfait) non incanta per nulla. Le scusanti sono peraltro molte, quindi ci fermiamo qui: giudicarlo ora – al di là di una valutazione numerica che va comunque data – avrebbe poco senso.

Si fa trovare pronto quando la circolazione di palla (complessivamente valida per almeno 15 minuti) lo pesca sotto le plance. Fa sentire la sua voce nelle carambole, lo stesso (al netto di un paio di “lisci” in anticipo) in difesa.

Il talento che gli si riconosce è nell’occasione offerto in dosi da cioccolatino, peraltro gustosissimo: inventa canestri in rovesciato, con “giri e tiri” estemporanei, con mano educata dalla media. L’impressione, però, è che a questa Varese l’apporto offensivo del buon Damian serva in quantità decisamente maggiori e con più continuità.