GLI ULTRÀ URLANO NEL SILENZIO «LA PRO PATRIA SIAMO NOI»

ENNESIMA SCONFITTA E STADIO DESERTO - Tifosi esiliati sul muro dell’Antoniana

Nel deserto dello “Speroni” va in scena l’ennesima replica del film di questa stagione: la Pro Patria sbaglia, spreca, regala e perde. Tutto già visto e rivisto. Contro un SüdTirol limitatosi al minimo indispensabile, i biancoblù raccolgono la sconfitta stagionale numero 23, quinta consecutiva.

La prima sconfitta post-retrocessione aritmetica non regala dunque sorprese. Grigia, prevedibile, identica a tutte le altre. Pro Patria- SüdTirol è andata in scena in un contesto raggelante: non per il freddo venticello che ha sferzato i pochi intimi presenti, ma appunto per quegli spalti vuoti, desolatamente spogli e grigi di uno stadio che in tempi neppure troppo remoti ribolliva di entusiasmo e passione. Certo, lo si sapeva: il divieto d’ingresso allo stadio per tutti i supporters non muniti di tessera del tifoso –

provvedimento causato dal grave assalto al pullman di domenica scorsa – ha sbarrato l’accesso agli ultras (notoriamente contrari alla tessera) e ad altri non tesserati degli altri settori. La retrocessione maturata a Padova domenica scorsa ne ha allontanati altri. Lo sapevamo: però che brutto vedere quello che Bruno Roghi definì “l’antro della tigre” ridotto a una cattedrale nel deserto, vuota, silente, degna cornice del deprimente spettacolo in campo. Per la verità a metà del primo tempo qualche coro si è sentito: quello di un gruppo di ultras biancoblù assiepati sugli spalti dell’Antoniana, il cui centro sportivo è dirimpettaio dello “Speroni”. Hanno voluto esserci, nonostante tutto. Far sentire la loro voce, finché hanno potuto. «La Pro Patria siamo noi» hanno intonato i tifosi all’esterno dello stadio, mentre all’interno si consumava l’ennesimo ko biancoblù. E vengono in mente, per contrasto, i tempi in cui questo stesso stadio traboccava di calda passione biancoblù. Non parliamo della preistoria, basta tornare indietro di sei-sette anni. Tutti gli eventi negativi accaduti in questo lasso di tempo hanno ammazzato l’entusiasmo, assopito la passione, spento la voglia. Sono in tanti, troppi i tifosi che negli ultimi anni hanno scelto di abbandonare la Pro Patria. «Ormai – ci raccontava qualche giorno fa Roberto Centenaro, presidente del Pro Patria Club – diversi esponenti del mio club preferiscono andare a vedere la Juve, il Milan, l’Inter. Questa disaffezione è un campanello d’allarme molto serio».

Lo specchio, l’emblema di questa pericolosa indifferenza e apatia (che è peggiore e più subdola della contestazione, civile beninteso) è lo “Speroni” così come si presentava ieri, ma come lo abbiamo visto per quasi tutta questa stagione, che per inciso doveva essere quella della rinascita. Patrizia Testa – speranza dei tifosi bustocchi – ha il compito di ricreare attorno alla Pro Patria l’entusiasmo smarrito. La missione si prospetta ardua: occorrerà far tesoro degli errori commessi in questa prima stagione. A proposito di società, ieri in tribuna si è visto Salvatore Asmini, direttore generale della Castellanzese (ieri vincente sul campo del neopromosso Busto 81) ed ex ds della Sampdoria. Anche il suo nome è stato accostato nelle scorse settimane alla Pro Patria.