Il “Fila” è un tempio. E il miracolo di “Quelli là”

Il commento di Giovanni Toia dopo l’inaugurazione dello stadio Filadelfia di Torino

“Quelli là”. Un’espressione in sé, dispregiativa. Da maleducati.

Eppure per coloro i quali batte il cuore Toro, per tutti i tifosi granata, sono parole di rispetto, quasi sacrali. “Quelli là” non sono degli anonimi, quelli che un crudele destino ha voluto che finissero di giocare sbattendo contro la collina di Superga, sono e rimarranno “Quelli là” perché sono diversi dagli altri. Non perché siano finiti in fondo al gruppo: il contrario. “Quelli là” ancora lo guidano e con il nuovo Filadelfia si sentono ancora più forti.

Un grandissimo cuore granata come il giornalista e saggista Gian Paolo Ormezzano a questo giornale parlando un anno fa del Filadelfia rivelò che «il tempo non aveva usurato i mattoni rossi di un pezzo del muretto di cinta del vecchio Filadelfia con sopra la scritta “Ingresso Militari, Donne e Balilla”. Grazie a mio fratello che era sovrintendente alla Belle Arti, volli che quel pezzo di muro non venisse abbattuto. Il tempo non aveva intaccato quel rosso e penso sia stato un miracolo di Quelli là».

Un altro giornalista (Massimo Gramellini del Corriere della Sera), rivelò che il padre «pochi giorni prima di morire espresse il desiderio che il suo funerale passasse davanti al Filadelfia». Quasi un ringraziamento a “Quelli là”, nell’ultimo tragitto della sua vita “inchinandosi” davanti ad un tempio laico, ma zeppo di valori.

Due ricordi che sembrano suonare strani in un mondo (quello del calcio) in cui tutto si brucia e si consuma alla velocità della luce. Che invece ha bisogno di simboli, di storie, di personaggi. Insomma di cultura. Il Filadelfia che rifiorisce è una bellissima pagina di calcio ed una sapiente lezione per chi vuole amare questo sport. Il Toro non vincerà scudetti o coppe, ma ieri ha insegnato che si vince anche onorando la storia, rispettando i simboli di coloro che l’hanno costruita anche nel dolore che ti può spezzare l’anima. Eh si è proprio vero: è il miracolo di “Quelli là”.