«Il momento più bello? L’abbraccio con Brian…»

L’impresa del “nostro” Meo Sacchetti, che ha fatto fuori Milano e ora andrà a giocarsi lo scudetto. «Nelle interviste dopo la partita ho confuso Sassari con Varese: qui Freud ci ha messo lo zampino»

Esultare per Sassari che sconfigge Milano non vuol dire solo amare tutte le storie in cui un Davide si impone su un Golia. Per chi ha nel cuore Varese significa soprattutto partecipare alla gioia di un personaggio che resterà per sempre un figlio del popolo biancorosso, anche se lontano. Il day after che celebra la prima finale nella storia della società isolana impone una chiamata a Meo Sacchetti: è ancora nella metropoli espugnata, in attesa di prendere l’aereo con il resto della truppa.

Dallo scalo di Olbia prenderò la macchina e tornerò subito ad Alghero, casa mia. Ho bisogno del mare.

Soddisfazione, perché adesso arriva il bello. Gioia, perché il diritto a giocare l’ultimo atto lo abbiamo ottenuto proprio contro Milano, contro i favoriti, in una serie dura e complicata che prima si era messa bene e subito dopo male. Infine emozione, al pari dei miei atleti: giocare davanti a un pubblico come quello del Forum ti resta dentro ed è persino più facile.

Sì, stessa sensazione. Eravamo sereni e convinti, in uno stato mentale nettamente migliore rispetto a gara 6 in casa. Poi è chiaro che ci vuole fortuna: in fondo la partita di mercoledì si è decisa con due rimbalzi in attacco. Noi avevamo la faccia giusta per prenderli, quei rimbalzi.

Posso dirle ciò che ho pensato subito prima: speriamo che la pallacanestro sia in grado di fare uno dei suoi proverbiali scherzi. Quando decidi di sbagliare apposta un libero per poi cercare il rimbalzo e pareggiare, non puoi far altro che augurarti che tutto vada secondo i tuoi piani. Per questo dico che ci vuole anche fortuna.

Siamo stati obbligati a mostrarci così, per non soccombere: quando hai un Lawal che rende 20 chili a Samuels, la prima cosa è proprio non avere paura. Di certo abbiamo sfruttato anche le nostre peculiarità: con l’agilità abbiamo portato lontano da canestro i loro centri facendogli pagare dazio. A conti fatti l’Ea7 ci ha messo sotto solo in un match dal punto di vista fisico e per me questo vale tanto.

È così. Avrà pensato: diamola un’altra possibilità al mio Meo.

Quello con Brian, alla sirena finale. E subito dopo quello con mia moglie.

Me lo hanno detto in tanti (ride di gusto ndr). Che ci volete fare? Ho la pessima abitudine di sbagliare i nomi: lo faccio con i giocatori e con le squadre (Trento la chiamo sempre Treviso). Penso anch’io, tuttavia, che in questa occasione Freud ci abbia messo lo zampino: tutti sanno i sentimenti che ho nei confronti di Varese. E allora ritengo che quando un ex giocatore biancorosso riesce a vincere una semifinale contro Milano, non solo possano arrivare i lapsus come successo a me, ma anche una grande soddisfazione per tutti i tifosi varesini. Le rivalità, gli sfottò, se rimangono nella giusta dimensione, sono il sale della vita.

Sinceramente no, ho dovuto e voluto togliermela dalla testa. Guardiamo avanti: the past is the past.

Recalcati ha già vinto tre scudetti, direi che si può accontentare. Poi in Reggio Emilia ci stiamo riconoscendo un po’ tutti per come ha giocato gara 6, in una situazione di estrema difficoltà, con quegli infortuni: pura emozione. Ma non sono nemmeno ingenuo: so bene la differenza che esiste tra le due formazioni.

Ritornando subito a pensare alla pallacanestro.