Parolo, un poker fatto di lavoro e sacrificio. «Qual è il suo segreto? Non si è mai arreso»

Zanotto racconta l’amico Marco: «Dal liceo alla Nazionale, è sempre lo stesso»

La giornata di domenica difficilmente verrà dimenticata da Marco Parolo, calciatore della Lazio nativo di Gallarate.

Il 32enne centrocampista, da qualche anno anche nel giro della nazionale, ha segnato uno storico poker nella partita vinta per 6-2 dai biancocelesti a Pescara. Diciamo che Marco Parolo non è quel tipo di calciatore che fa parlare, solitamente. Però segna, eccome se segna: 5 gol nel primo campionato di A nel 2010-11 con la maglia del Cesena, 8 con il Parma nel 2013-2014, 11 nella sua prima stagione con la Lazio, 6 l’anno scorso, già 5 quest’anno.

Il “club dei pokeristi” nella storia del campionato italiano non è nemmeno così popolato: vengono in mente Meazza, Lorenzi, Amadei, Nyers, Firmani, Boninsegna, Altobelli, Van Basten, Savicevic, Montella, Casiraghi, Baggio, Di Vaio, Gilardino, Pozzi, Lucarelli, Vieri, Milito. Insomma, non gli ultimi arrivati.

Ma Marco, l’umile e timido Marco Parolo da Gallarate, merita di essere lì. Perché la sua carriera è una storia di lavoro silenzioso, di fatica e di sacrificio. Magari non ha nei piedi il talento di Van Basten e di Baggio, però con la dedizione ha dimostrato di poter essere un signor calciatore, che nelle ultime stagioni ha messo insieme 29 presenze in Nazionale, con un Mondiale in Brasile ed un Europeo da titolare l’anno scorso.

Insomma, quattro gol in una partita non si segnano e non si dimenticano facilmente, eppure Marco nelle dichiarazioni post partita rilasciate a Lazio Channel ha voluto mantenere quel profilo basso che lo ha sempre contraddistinto: «È una grande soddisfazione personale ma devo ringraziare i compagni, che mi hanno messo nella condizione di fare bene» ha raccontato poi ai microfoni di Lazio Channel. La dedica? «Dedico i gol alla mia famiglia, a mia moglie e a mio figlio. Ne dedico uno a testa, così sono tutti felici. Il più bello è il primo, perché raccoglie tutte le mie caratteristiche: mi sono smarcato bene in area e Felipe (Anderson) ha messo una palla perfetta. È una rete semplice ma che mi identifica al meglio, così come l’ultimo nel quale mi sono inserito a fari spenti con i tempi giusti».

A fari spenti, come tuta la sua carriera. Ne abbiamo parlato con Cesare Zanotto, amico d’infanzia di Marco, che lo ha seguito in ogni suo passo da calciatore: «Quando gioca, è come se una parte di me fosse in campo con lui. Quando segna e festeggia, sono contento anche io. E pensare che è riuscito nell’impresa di farmi tifare Lazio, o qualsiasi squadra in cui lui giochi, anche quando affronta l’Inter, che è la mia squadra del cuore. Ho la fortuna di viverlo come amico, ed è strano perché è sempre rimasto la stessa persona pur avendo giocato Mondiali, Europei e Champions League. È rimasto lo stesso studente che ho conosciuto sui banchi del liceo».

Un ragazzo allergico ai riflettori e un grande lavoratore: «Ciò che mi risulta strano è pensare a lui, che non ama apparire e che ora è sotto tutti i riflettori per questi quattro gol. E io dico che se lo merita, perché ha sempre lavorato duro, si è sempre dato da fare e ciò che ha ottenuto è arrivato con il lavoro duro, senza proclami ma sono con i risultati. È arrivato in Serie A faticando, accettando situazioni difficili come quando faceva panchina alla Pistoiese in Lega Pro. Giocava poco ma non si è arreso, quando chiunque avrebbe mollato. Lui invece ha trasformato la difficoltà in una molla per andare avanti e la cosa bella è che dopo ogni stagione è sempre migliorato. Ha da poco compiuto 32 anni e quattro gol nella stessa partite non li aveva mai fatti, significa che la sua carriera è ancora in parabola ascendente e che il meglio deve ancora venire». Un particolare, un aneddoto che ci svela Cesare spiega alla perfezione il personaggio Marco Parolo: «Ci siamo sentiti per messaggio la sera della partita e chiaramente era felice per aver segnato quattro gol, ma allo stesso tempo era rammaricato per non aver fatto gol al Chievo la settimana precedente, quando la Lazio ha perso uno a zero in casa».n