Se i nuovi padroni arrivassero da molto lontano?

Il punto del direttore Andrea Confalonieri a proposito dei nuovi acquirenti del Varese

Si sa, ogni rivoluzione – soprattutto se richiede l’esborso di milioni di euro – fa piazza pulita del passato, e scontata già un mese prima di fine campionato, la svendita di giocatori e valori, l’acquisto di personaggi inquietanti. E un circolo vizioso fatto di mille facce, pugnalate alle spalle, mancanza di chiarezza, difesa dei propri interessi e non di quelli generali.
Sogniamo e supponiamo per un attimo che gli acquirenti che ormai hanno avviato la ricapitalizzazione (e quindi non possono che proseguire) non siano fantocci nelle mani della vecchia proprietà

ma personaggi in carne e ossa, forti, veri, magari pure – forse il più piccolo – che s’affaccia sul Mediterraneo, attratti dalla storia di una società che può solo crescere (stadio, strutture, ambizioni; passione, blasone e tifosi ci sono già) nel cuore economico d’Italia.
Chiunque fosse in questi imprenditori che debuttano in un mondo che non conoscono, non prenderebbe mai il Varese a scatola chiusa – o chiavi in mano, organigramma compreso – ma disinteressatamente da sempre. E poi deciderebbe come comportarsi riguardo a dirigenza e settore tecnico. Se qualcuno arriva e ci mette soldi veri, ha il diritto di decidere a chi affidarli.
Di fronte agli insulti che arrivano dal vertice («Gentaglia, disadattati sociali con problemi mentali, vi brucio come bonzi»),perché ha in mano tutte le carte giuste capaci di fare saltare il banco, vera e pura che amerebbe il Varese ovunque esso sia. Se i nuovi padroni arriveranno davvero da lontano, tanto meglio: sapranno giudicare senza che nessuno dica loro cosa è giusto o sbagliato.
.