Sogliano c’è, gli altri no. Addio al calcio?

L’ex patron: «Sono incazzato nero, per me finisce qui». Ma Fontana (e non solo) tratta per ricucire

Qualcuno ci ha sempre ricordato che le vie del Signore sono infinite. E questa domenica, che si preannunciava come la giornata delle bocce ferme in attesa di un lunedì finalmente decisivo, è successo di tutto. Un “tutto” che sembra aver messo la parola fine definitivamente al sogno (ormai a un passo dal concretizzarsi) di veder rinascere finalmente un Varese degno di tale nome. Game over, tutti a casa. O forse no, non ancora. Le vie del Signore, appunto.

Iniziamo da quel che è rimasto sul tavolo della trattativa: poco o niente. Come è possibile? È possibile perché Paolo Sudanti, imprenditore di Cugliate Fabiasco con interessi in Svizzera, si è ritrovato con il cerino in mano e, umanamente e comprensibilmente, ha deciso di ridimensionare sensibilmente il suo impegno economico.
Quindi? Quindi è arrivata la reazione, di orgoglio e di rabbia altrettanto umane e comprensibili, di Riccardo Sogliano. Un Sogliano «incazzato nero», perché «prima mi chiamano per venire qui a dare una mano assicurandomi che i finanziamenti c’erano,

adesso mi ritrovo solo e senza niente in mano con una squadra già fatta sulla carta. Sapete che c’è? Che io stavolta me ne vado, ma me ne vado sul serio. E anche se mi richiamano non torno più». Più chiaro di così.
E pensare che proprio Sogliano venerdì pomeriggio era riuscito a far saltar fuori un nuovo sponsor tutto varesino capace di assicurare 250 mila euro a stagione per tre anni. Sponsor che c’è ancora, ma che senza la parte del leone da far giocare a Sudanti, da solo non basta più.
Non basta perché ci sono 300 mila euro da mettere sul tavolo entro il 3 agosto, per assicurarsi l’iscrizione al campionato di serie D. Non basta perché per farlo bene, quel campionato, e magari far sì di lasciarselo al più presto alle spalle di soldi ne servono molti di più, sul milione di euro o giù di lì. E i quattrini, al momento, non ci sono. O meglio, ce ne sono sì e no la metà.

Eppure non è ancora il momento delle campane a lutto e dei verbi al tempo passato. Le vie del Signore… Già, ma anche quelle del sindaco Fontana. Degli avvocati e delle parti. Di imprenditori varesini che no, quella maglia non possono proprio accettare di vederla riposta in soffitta. I cellulari hanno continuato a squillare per tutto il pomeriggio, la serata e perfino la nottata. Continueranno a bollire anche stamattina, per una trattativa dove è possibile ancora tutto e il contrario di tutto.
Si cerca di ricomporre i pezzi di un puzzle che sembravano incastrarsi perfettamente, che poi sono come esplosi ma che con le giuste manovre potrebbero ricomporsi ancora. Si cerca di ricostruire e fortificare quel ponte che sembrava inesorabilmente crollato con Salvo Zangari, ex patron della Pro Sesto, che aveva ritirato dalla partita i suoi 100-150 mila euro sabato dopo essersi visto negare cariche e poteri decisionali nella nuova società.
Forse serviva il ruggito imperioso di Ricky per dare la svegliata definitiva a tutti quanti. Quel ruggito è arrivato. Perché le vie del Signore saranno pure infinite, ma anche quelle di Sogliano non scherzano. E siamo certi che quel «non torno più» urlatoci ieri al telefono vuol dire tutt’altro.
Cosa? Vuol dire: aprite gli occhi tutti quanti e cercate di capire che questo è un treno che non passa più. Mettetevi nella testa che una squadra e un organigramma solidi e competitivi bell’e fatti, dopo che dieci giorni fa al Franco Ossola non erano più rimasti neanche gli occhi per piangere, sono merce assai rara in questo mondo.
Se c’è qualcuno che ha ancora voglia di alimentare un sogno grande, ma grande davvero, la strada non è mai stata così semplice: citofonare Fontana, mettere una firma, accomodarsi e godersi lo spettacolo. Le vie del Signore sono infinite, ma quella per Palazzo Estense è solo una. Ed è l’unica che in questo momento bisogna percorrere.