Un ritardo di 12 giorni. E Moretti si sente ancora il coach

Cosa c’è davvero dietro alla querelle tra Varese e il suo ex allenatore? Ecco come sono andati i fatti

Paolo Moretti e Pallacanestro Varese. Per la società con sede in piazza Monte Grappa, per i tifosi, per lo stesso coach toscano (prima versione) e per il suo penultimo agente un rapporto finito: sul campo il 21 dicembre scorso (sconfitta contro il Paok: l’esonero ufficiale arrivò due giorni dopo), contrattualmente il 30 giugno 2017.

Per la seconda versione di Paolo Moretti, per il suo nuovo agente e per un avvocato del foro di Salerno, invece, il rapporto tra uno degli allenatori più perdenti nella storia del sodalizio cestistico cittadino (parlano i numeri) e i suoi ex datori di lavoro sarebbe invece ancora in essere. E come mai? Dodici giorni di ritardo nella corresponsione della buonuscita con la quale Varese ha rinunciato, pagando, al terzo anno di contratto che la legava a quella che era stata la sua guida per una stagione e mezzo.

Facciamo un passo indietro. Moretti, come già scritto, viene sollevato dall’incarico il 23 dicembre 2016, al culmine di una parentesi stagionale dal ruolino disastroso: 17 sconfitte su 24 partite. Rimane in città (nel secondo appartamento fornitogli dalla società, in pieno centro, dopo che il primo era stato giudicato non più idoneo) e usa la macchina societaria fino all’arrivo dell’estate. Come suo diritto. Nei mesi che corrono dall’esonero al termine della stagione i dirigenti biancorossi provano a trovare un accordo con il loro ex dipendente. Non sull’annata in corso, che – come del resto quella precedente – viene pagata a Moretti in toto (ovvero fino al 30 giugno 2017), ma sul terzo anno del contratto firmato nell’estate 2015 che prevedeva una clausola d’uscita esercitabile tramite penale (o buonuscita): con 25 mila euro la Openjobmetis avrebbe potuto disfarsi del vincolo contrattuale.

Varese vorrebbe evitare di sborsare una cifra tale, soprattutto alla luce dei pessimi risultati ottenuti, ma il tecnico di Arezzo e il suo agente (all’epoca ancora Florenzo Storelli, oggi Marco Valenza) sono irremovibili. Ci sta.

Soluzione inevitabile per piazza Monte Grappa: si paga. Nei termini previsti, ovvero entro 15 giorni dopo l’ultima partita di campionato contro Torino, all’allenatore viene mandata dall’amministratore delegato dell’epoca Fabrizio Fiorini una raccomandata con ricevuta di ritorno poi controfirmata dallo stesso Moretti: nella missiva si esplicita la volontà di uscire dal terzo anno di contratto e quindi di esercitare la clausola di cui sopra. Termine per il pagamento? 10 luglio 2017.

Arriva la fine di giugno, Moretti lascia la casa, la macchina e manda una mail al personale degli uffici amministrativi biancorossi per ringraziare della parentesi passata insieme, ma intanto discute con la società sulle ultime spettanze relative alla stagione appena conclusa.

All’approssimarsi del 10 luglio gli viene chiesto di controllare eventuali mancanze, che gli sarebbero state liquidate con la buonuscita, ma il coach temporeggia e il termine scade. Passano 12 giorni dal 10/7: Pallacanestro Varese, non avendo più avuto riscontri, paga quanto per lei dovuto.

Moretti – che non ha trovato una nuova squadra da guidare, né a quel tempo, né oggi – allora si rifà vivo e dichiara di rifiutare il pagamento, rendendo noto alla società che, non essendo stata esercitata in tempo la clausola (recte: non essendo stata pagata in tempo la penale della clausola), si considera ancora suo dipendente. Chiara la pretesa: reclamare vecchie pendenze che Pallacanestro Varese considerava già sistemate e ottenere nuovi emolumenti relativi al terzo anno di contratto. Soldi che il cda biancorosso rifiuta categoricamente di riconoscere.

La querelle è stata resa pubblica dal consigliere Riccardo Polinelli solo nell’intervista rilasciata alla Provincia di Varese di giovedì scorso, ma va avanti appunto da fine luglio-inizio agosto.

Tuttavia, nei mesi successivi che arrivano a oggi, l’allenatore toscano non ha mai optato di rivolgersi al Collegio Permanente di Conciliazione in seno alla Fip, al Bat o alla giustizia ordinaria, come invece fece Attilio Caja due anni fa (lodo al Collegio), sempre nei confronti della Pallacanestro Varese. Ottenendo immediata ragione: forse perché in quel caso carta cantava?