«Una collaborazione tra Varese e Milan? Al ritorno in Lega Pro»

Il personaggio - Il varesino Umberto Gandini, responsabile dell’area organizzativa della società rossonera, ha organizzato l’amichevole di oggi

Oggi è il giorno di Milan-Varese, amichevole di gran lusso che si svolgerà alle 15 a Milanello, a porte chiuse. Ad organizzare l’incontro tra le due squadre ci ha pensato Umberto Gandini, che è varesino e vive a Varese ed è il responsabile dell’area organizzativa del Milan.

Gandini ha pensato proprio alla squadra biancorossa da invitare a Milanello per un test contro i rossoneri.
Il perché abbia pensato al Varese, ce lo spiega direttamente lui: «Diciamo che ho trovato la soluzione ideale ad una richiesta dello staff tecnico, che aveva la necessità di trovare un avversario per lavorare in maniera congiunta per l’allenamento di oggi. Ho pensato al Varese perché, avendo vinto domenica il suo campionato, poteva darci la sua disponibilità

ad esserci. Così è stato, sarà una bella giornata ed un test utile un po’ a tutti».
Essendo un varesino, Gandini non può esimersi da un commento sulla stagione trionfale di questo Varese: «Sono residente a Varese e leggo quotidianamente i giornali locali, mi sono informato per tutta la stagione sull’andamento della squadra. Sono perciò felice che il Varese Calcio sia riuscito a vincere, in maniera apparentemente facile, questo suo campionato, che gli permette perciò di fare un passo verso il ritorno nel calcio che conta».
Una conquista di valore per la squadra, ma ancor di più per la città: «Credo sia molto importante per una città come Varese che la squadra recuperi la sua dimensione nelle categorie più competitive del calcio italiano. Credo sia molto importante in questo momento individuare quale sia la reale dimensione di questa squadra per il futuro. Negli anni scorsi il Varese è stato forse sovradimensionato e ne ha poi pagato le conseguenze. Per questo credo sia stato giusto ripartire dal basso, arrivando giorno per giorno a raggiungere gli obiettivi che ci si possono permettere nell’immediato ed in futuro, senza fare il passo più lungo della gamba. Inizia dunque un percorso che permetterà di capire al Varese dove può collocarsi nel calcio italiano».

Nelle stagioni scorse la collaborazione tra Milan e Varese, soprattutto sui giovani, era risultata molto proficua: si pensi infatti a giocatori come Fiamozzi, Rodrigo Ely, Oduamadi, Osuji e per ultimo anche Davide Pacifico, che ha giocato la prima parte di questa stagione a Masnago. Questa amichevole può essere una base su cui costruire una sinergia futura? «Il vantaggio che ha il Varese per noi è quello di essere una realtà molto valida, in cui i nostri giovani hanno sempre avuto la possibilità di giocare in un ambiente conosciuto e vicino. Noi come società, essendo qui a pochi chilometri, possiamo monitorarli e avere feedback costanti sul loro rendimento. Molto però dipende dalla categoria, ed è evidente, perché i ragazzi che escono dal nostro vivaio ambiscono a campionati più importanti e competitivi della attuale Serie D. Difficile quindi pensare ad una collaborazione di questo tipo nell’immediato, però se il Varese dovesse rientrare tra i professionisti, allora sì, le basi per lavorare assieme ci sarebbero».

La carriera dirigenziale di Gandini iniziò proprio a Varese, al timone dei Mastini, prima di passare al Milan nel 1993. Ed il nostro discorso vira proprio sui Mastini: «Per l’Hockey Varese sono stato sia giocatore che dirigente, ho vissuto l’epopea dei Mastini e tuttora sono molto legato a questa realtà. Ho visto ed apprezzato lo sforzo del presidente Davide Quilici in prima persona per far rinascere l’hockey a Varese. Mi auguro che con questa nuova struttura cooperativa si possa trovare un migliore equilibrio tra costi e ricavi, perché in fin dei conti il problema principale è quello».
Lo sport varesino sembra essersi spostato sempre più verso una gestione consortile, dal basket al calcio fino all’hockey: «Una volta c’era il mecenatismo alla Borghi, poi Bulgheroni o le grandi famiglie che hanno investito nell’hockey. Il mondo però è cambiato sia per l’industria che per la nostra città.
Sono sempre meno i personaggi che possono permettersi di mantenere ad alti livelli da soli realtà di questo tipo. L’idea di consorziare gli imprenditori è di altissimo livello, è la giusta strada da intraprendere e nel basket sta avendo relativo successo. Vedremo cosa succederà con il calcio e l’hockey».