Accam: il giorno del giudizio

Busto Arsizio - Con il confronto tra vertici e commissioni verranno comunicati i prossimi scenari della struttura

– Accam, verso il giorno del giudizio: oggi i vertici di Accam di fronte alle commissioni congiunte ambiente e affari generali sveleranno gli scenari sul futuro dell’impianto. Il più plausibile è quello che porterebbe allo slittamento della chiusura al 2021. Ma il capogruppo della Lega Nord Livio Pinciroli avverte: «Non è ancora scontato niente». I comitati intanto sono sulle barricate, e rivolgono un ultimo appello ai sindaci: «L’inceneritore va chiuso. Non si faccia dietrofront».
Ieri ne ha discusso la maggioranza,

con un vertice a cui hanno partecipato i segretari di partito e i capigruppo consiliari, oggi è il gran giorno della riunione congiunta delle commissioni ambiente e affari generali, che alle 18.30 in sala consiliare ospiterà un’audizione del presidente di Accam Marco Pigni e del direttore generale Giambattista Polleri «in merito ai possibili scenari ipotizzati per il futuro dell’impianto». Allo stato attuale, quello più gettonato prevede lo slittamento della chiusura dell’impianto al 2021, in modo da ridurre l’impatto dei costi di decommissioning che potrebbero ricadere direttamente sui Comuni. «È una delle ipotesi – mette le mani avanti il capogruppo della Lega Nord Livio Pinciroli, alla luce del vertice di maggioranza – dopo l’audizione in commissione, che farà chiarezza sui conti e sulle conseguenze delle varie opzioni alternative, come non ne è mai stata fatta finora, ci riuniremo e valuteremo che linea tenere». Non è un mistero che la Lega Nord, da tempo sostenitrice della dismissione dell’inceneritore di Borsano, potrebbe trovarsi in difficoltà nel fare marcia indietro e approvare il “piano 2021”. Ma Pinciroli avverte: «Non è scontato niente». Insomma, la partita è ancora aperta. La decisione definitiva andrà presa entro il 6 ottobre, quando in consiglio comunale si dovrà deliberare sul futuro di Accam. Intanto il comitato ecologico di Borsano, con tutte le altre associazioni della rete “no revamping”, ha ribadito ieri, con una lettera ai sindaci, la propria richiesta di non fare alcun dietrofront sulla prospettiva di chiusura dell’inceneritore entro la fine del 2017, che era stata confermata dall’assemblea dei soci prima delle elezioni amministrative. Secondo i comitati infatti, lo studio epidemiologico delle Ats Insubria e Città Metropolitana, «pur nella sua parzialità, evidenzia una correlazione tra l’attività dell’impianto e alcuni indicatori di salute che sarebbe opportuno approfondire ulteriormente». Una buona ragione per chiudere l’inceneritore: «Protrarre la chiusura al 2021 vorrebbe dire “accettare” nei prossimi cinque anni altri 100 casi di ricoveri per malattie cardiovascolari (quali infarti, ictus, trombosi arteriose, ecc.) con costi economici, stimabili in oltre quattro milioni di euro in cinque anni, stando alle tabelle di Regione Lombardia, e con costi sanitari ed umani elevati – l’appello dei comitati – negli ultimi anni abbiamo insistito sulla possibilità di chiudere l’impianto a seguito di una revisione delle modalità di gestione dei rifiuti, con minori costi e maggiore rispetto dell’ambiente tendendo alla “chiusura del ciclo” merce/rifiuto. Si richiede quindi ai Sindaci garanti della salute pubblica, per il principio di precauzione, di mantenere l’impegno per la chiusura al 2017 dell’inceneritore e di attivarsi per una diversa e innovativa gestione dei rifiuti e comunque il superamento di una tecnologia, l’incenerimento dei rifiuti, intrinsecamente obsoleta».