Due quartieri con il fiato sospeso. «Non cancelliamo le vecchie strutture»

Sfida urbanistica sui presìdi destinati alla fusione: servizi di base ma anche vendite per finanziare la grande opera dell’ospedale unico di Gallarate e Busto Arsizio

, si apre la grande sfida urbanistica sul futuro dei vecchi “quartieri ospedalieri”. «Maroni e Gallera ci hanno rassicurato anche sul mantenimento di alcune funzioni sanitarie nelle attuali strutture cittadine» fa sapere il sindaco di Busto Arsizio .

È vero: sia il Sant’Antonio Abate di Gallarate che l’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio non scompariranno del tutto con un tratto di penna, quando ci sarà il nuovo ospedale unico. Anche se la degenza e i reparti verranno trasferiti nella nuova struttura, i due attuali presidi nei centri cittadini potranno continuare ad essere attivi per ospitare qualche funzione sanitaria di base, probabilmente quelle più vicine e quotidiane per i cittadini. Anche perché entrambi gli ospedali vantano tutta una serie di strutture quasi nuove (pensiamo al Padiglione Trotti Maino a Gallarate o al rinnovato Padiglione Bizzozzero a Busto Arsizio) che potrebbero essere riconvertite a funzioni sanitarie.

Ciò non toglie comunque che la realizzazione del nuovo ospedale unico rivoluzionerebbe due comparti di città. Di fatto, due quartieri che tornerebbero a disposizione delle rispettive città, con la prospettiva di aprire importanti sfide urbanistiche per il futuro. Soprattutto a Gallarate, dove le aree occupate dal Sant’Antonio Abate sono in pieno centro cittadino, «aree di pregio» fa notare il sindaco , e rappresenterebbero un’occasione unica per ridisegnare la città sotto tanti punti di vista, da quello urbano a quello viabilistico.

Meno di pregio, anche se più estese per dimensioni, quelle dell’ospedale di Busto Arsizio, attorno al quale è cresciuto un vero e proprio quartiere, San Giuseppe, che senza il centenario ospedale dovrebbe totalmente ripensarsi. Anche perché nell’ambito dell’accordo di programma che dovrà essere messo a punto da Comuni e Regione, sicuramente una parte significativa di quelle aree e degli spazi oggi esistenti, attualmente di proprietà dell’Asst Valle Olona, dovranno costituire la “benzina”, in termini economici, per finanziare la costruzione della nuova struttura baricentrica tra le due città.

È già successo ad esempio a Legnano, dove una parte delle aree del vecchio ospedale sono state messe in vendita allo scopo di coprire i costi di realizzazione della nuova struttura.