Le elezioni non sono uno scherzo. E il Tarlisu bacchetta la politica

Anche la maschera simbolo della città sente l’avvicinarsi della tornata elettorale«I candidati? Troppe parole, adesso servono i programmi: diteci che Busto sarà»

Anche il Tarlisu striglia la politica: «Diteci “ma la sarà la Büsti dul 2025”, come sarà la Busto del 2025». Nella settimana che precede il Carnevale Bustese 2016, quando la maschera tipica bustocca, inventata dall’indimenticato , prenderà possesso delle chiavi della città per condurre la sfilata del Sabato Grasso insieme alla “Bumbasina”, il “Tarlisu” guarda già all’appuntamento elettorale di primavera, quando a Palazzo Gilardoni si insedierà il successore del sindaco, che la Famiglia Bustocca ha già simbolicamente mandato al rogo per la Giöbia di giovedì scorso. E ieri, nei panni di , detto “Ul Pedela”, che è colui che ne indossa la maschera, il “Tarlisu” era a Palazzo Gilardoni dove ha incontrato proprio il sindaco Farioli per una chiacchierata che ha preceduto la riunione organizzativa per il Carnevale Bustese, che quest’anno tornerà (meteo permettendo) alla tradizionale “doppia sfilata” domenica 7 e sabato 13 febbraio.

Ma un’idea in vista dell’appuntamento elettorale se l’è fatta: «In questo periodo, sto notando da tutte le parti una caccia spasmodica a trovare qualcuno che possa candidarsi a sindaco – fa sapere il “Tarlisu” in persona – come ha detto in più di un’occasione anche il prevosto, monsignor , si sente parlare più di nomi che non di programmi. Ma io credo che sia meglio sapere come sarà e dove andrà la città di Busto Arsizio non nei prossimi sei mesi,

ma da qui ai prossimi dieci anni. I candidati o gli aspiranti tali, e lo dico senza alcuna polemica, ci dicano cosa vogliono fare in concreto, ci parlino di programmi. E indichino una direzione per la nostra Busto: se vogliamo che sia più o meno popolosa, se avrà più terziario e meno manifatturiero, se guarderà verso Varese o verso la Città Metropolitana di Milano». Insomma, per dirla nel dialetto bustocco con cui si esprime normalmente “Ul Tarlisu”, ai candidati si chiede che «disan ma la sarà la Büsti dul 2025», ovvero che «ci dicano come sarà la Busto Arsizio del 2025».

Una prospettiva di dieci anni, come quella che ha avuto a disposizione il sindaco Farioli per “plasmare” la città e darle una direzione di marcia. «Al politico si chiede uno sguardo di ampio respiro, una visione – parola di “Tarlisu” – in questa fase manca un’idea chiara di futuro. Vediamo molta nebbia, molto fumo, mentre la città chiede chiarezza. Sui programmi». Anche la diatriba tra partiti e liste civiche non convince il “Tarlisu”: «Sono solo parole. Altrimenti quella “sedia”, la “cadrega”, a cosa serve?» Un monito molto bustocco, ma non poteva essere altrimenti per il “Tarlisu”Sappiamo da dove proveniamo, ma anche i nostri imprenditori quando andavano sul mercato si muovevano per vedere gli sbocchi per i loro prodotti». Sano pragmatismo bustocco, insomma. E a , a cui la Famiglia Bustocca nella poesia “allegata” alla Giöbia ha auspicato che possa «trovare finalmente il tempo per sposarsi e consolarsi dopo tante matasse che ha dovuto disingarbugliare», il “Tarlisu” promette che dispenserà consigli quando avrà nei prossimi giorni in mano le chiavi della città: «Il Gigi è una persona con cui ho avuto molto a che fare e che mi ha sempre ascoltato. A chi da fuori lo critica, suggerirei di conoscerlo e di parlarci direttamente».