Quando a Castellanza nasceva l’ipermercato…

Ieri alla Liuc la città ha ricordato il suo passato. E si è interrogata sul suo futuro

Quando Castellanza inaugurava «il primo ipermercato italiano di dimensioni europee», la Maxi Standa nel 1971: nei cinegiornali dell’Istituto Luce la storia di un territorio all’avanguardia.

All’università Liuc va in scena l’amarcord, nel primo appuntamento del ciclo di seminari “Impresa e cultura”, organizzato in collaborazione con l’Archivio del cinema industriale e della comunicazione d’impresa e l’Istituto Luce Cinecittà. “Consumatori-imprese: dall’era dei persuasori occulti al paradigma socialing”, la relazione del professor , associato di economia e gestione delle imprese della Liuc. Accompagnata da una carrellata di filmati storici sull’evoluzione dei consumi. Tra cui una vera chicca: il cinegiornale dell’Istituto Luce del settembre 1971 che documentava l’inaugurazione della Maxi Standa di Castellanza, allora «il primo ipermercato italiano di dimensioni europee», definito «un enorme shopping center con persino una stazione automatica di distribuzione», avvenuta «in occasione del quarantesimo anniversario della più grande azienda di distribuzione italiana».

Il cinegiornale parla di una struttura che «risponde alle necessità di un’area in rapido sviluppo», alla quale «gli abitanti di 35 Comuni potranno arrivare in meno di venti minuti». Era già l’agglomerato urbano – allora si parlava di “comprensorio” e più avanti si sarebbe iniziato a parlare di nuova provincia – che l’Onu ha identificato come undicesimo in Italia per numero di abitanti. «Degli oltre 12mila metri quadrati, 6500 sono riservati alla vendita, con un fronte di banchi di quasi due chilometri, dove impera il self service per migliaia di prodotti- racconta il cinegiornale – 15 ingressi, 30 casse. Negozi satelliti, servizio di banca e naturalmente parrucchiere. Autolavaggio, ristorante, bar, tea room e nursery».

Il rettoreammette che «si provano bellissime emozioni quando si rivedono i filmati» ma sono anche «occasioni di apprendimento e stimoli importanti per reinterpretare le nuove sfide. La fabbrica e il modo di consumare di una volta non sono elementi anacronistici, ma essenziali per capire il modo di pensare di oggi: non sempre si sono colte le occasioni per valorizzare il patrimonio legato all’Archivio del Cinema Industriale e integrarlo in un progetto di ampio respiro». Insomma, più di un tuffo nel passato: «L’idea è di parlare di futuro – ricorda della Liuc – il filo conduttore è il cambiamento».

Infatti quella Castellanza dove sorgeva la Maxi Standa (la struttura è ancora in piedi, passata per varie gestioni, oggi “Il Gigante”) era un fatto emblematico per un territorio all’avanguardia. «Qui – sottolinea Andrea Farinet – c’è l’espressione di un tessuto imprenditoriale di Pmi che riflette su come questo territorio può rivitalizzarsi. Rispetto agli anni del boom, dobbiamo chiederci come migliorare sul lato della domanda. Perché noi esportavamo nel mondo il Made in Italy, finché non sono arrivate le tigri asiatiche. Oggi in Italia c’è un’economia di offerta, non di mercato. E purtroppo Ikea e Zara hanno coperto un campo che i nostri produttori di arredi e abbigliamento, i migliori al mondo, non hanno saputo coprire».