Quel pasticciaccio brutto del “paesello”

Tra fantasia e realtà - Elezioni o romanzo? Storia della campagna bustocca spiegata a un’emigrata

Avviso per il lettore: quella che segue potrebbe essere una conversazione immaginaria, un puro espediente letterario per alleggerirvi il dopo Pasqua, oppure potrebbe essere avvenuta davvero e riportata parola per parola. I fatti relativi alla città di Busto Arsizio però sono assolutamente veri, anche se a volte non sembra. Avete presente la storia della realtà che supera la fantasia? Ecco, quella.

Esterno notte, parcheggio sterrato di via San Michele. Silvia, una mia vecchia compagna di scuola che vive a Roma da diversi anni, è tornata dai suoi per Pasqua e mi ha convocato per un aperitivo nostalgico al pub The Millenium, uno di quei posti che sei sempre sicuro di ritrovare identico a dieci anni prima. «Così mi racconti che si dice a Busto», ha buttato lì con questa sua incongrua inflessione romanesca.
Sì, perché Silvia come tutti i provinciali espatriati non ammetterebbe mai di rimpiangere Busto Arsizio (ormai ribattezzata “il

paesello”), eppure a volte, nel segreto delle interminabili parentesi cogitabonde cui il romano medio è sottoposto in coda sul Grande raccordo anulare, il paesello un po’ le manca. E allora chiama me per essere aggiornata sulla cara vecchia Busto. Sono il suo informatore, in pratica.
Ora, io pregustavo già la mia birretta e avrei anche evitato di parlare di elezioni, argomento di cui scrivo un giorno sì e l’altro pure. Ma purtroppo, mentre Silvia si lamentava delle ormai mitologiche buche del parcheggione sterrato di via San Michele, mi sono lasciato sfuggire un «be’, finalmente lo asfaltano. Hanno appena messo a bilancio 200 mila euro». «Perché – ha chiesto lei, beffarda e disincantata nei confronti della politica, a maggior ragione per chi vive a Roma – ci sono anche qui le elezioni?».
Ecco. Non bastasse, la radio si è messa a suonare Gaber: «Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra». Ero spacciato. «Ok Silvia – ho sospirato – ti spiego tutto».

– Allora, fammela semplice: chi si candida?

– Per ora l’unico sicuro è Gianluca Castiglioni, ce l’hai presente? E’ stato per anni il medico della Pro Patria.

– Sì, me lo ricordo. E invece per il centrosinistra?

– No, aspetta: Luca Castiglioni è il candidato del centrosinistra.

– Ma scusa, non era di Forza Italia?

– No, non ha mai ricoperto alcun ruolo ufficialmente, era stato solo presidente di un circolo della Libertà, quelli dell’ex ministro Brambilla.

– Però erano sempre con quelli di Forza Italia, lui e la moglie.

– La moglie sì, è stata anche nominata da Farioli nel Cda del parco Altomilanese, dove è tuttora anche se senza emolumento. Lui invece mai niente, e infatti oggi è il candidato unico del centrosinistra, ma senza la sinistra-sinistra.

– Quindi il Pd, che aveva fatto il botto alle europee, ha candidato Castiglioni?

– Quasi: è una lista civica, Busto al centro, che ha candidato Castiglioni e il Pd si è aggregato.

– Giura.

– Giuro.

– E chi sarebbe questa Busto al centro?

– Gianfranco Bottini è il fondatore, insieme a Gigi Chierichetti.

– Ma loro sono sempre stati a destra! Non erano vicesindaco e assessore per Forza Italia?

– Bottini anche vicepresidente della Provincia, con il leghista Dario Galli. Poi sono entrati nel Nuovo Centrodestra, che si è alleato con il Pd in Provincia…

– E insomma Gianfranco Bottini è di sinistra.

– Adesso, sinistra sinistra: come dice Gaber, ma cos’è la destra, cos’è la sinistra…

– Però appoggia il centrosinistra.

– Beh, se è per questo anche Porfidio.

– Audio Porfidio? Ma non ci credo, lui è uno di destra destra.

– Si candiderà in Busto al Centro.

– Giura.

– Giuro.

– Il cerchiobottinismo dilaga.

– Alle amministrative contano le persone e i programmi, più che le ideologie. Porfidio ha citato Mao: «Non conta il colore del gatto, basta che acchiappi il topo».

– E il Pd ha accettato così, senza neanche fare le primarie?

– Veramente le primarie si faranno, però le fanno gli altri.

– Ma chi, il centrodestra?

– Esattamente: per Forza Italia Antonelli, per il movimento dell’ex sindaco Rossi Vignati, per la Lega Reguzzoni.

– Marco?

– Paola.

– La sorella?

– Lei.

– E chi vince?

– Resta fino al 3 aprile e vedrai. Sempre che non salti tutto, perché non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo sulle regole delle primarie, figuriamoci dopo a digerire il vincitore…

– Non tentarmi. Ma invece, Marco Reguzzoni? Murato nelle segrete di Volandia?

– Fa l’imprenditore, in Lega l’hanno quasi espulso dopo che un annetto fa ha presentato un suo movimento, I Repubblicani.

– E invece le altre glorie bustocche? A parlamentari questo giro non eravamo messi male.

– Ce n’erano tre: due grillini si sono fatti espellere nel giro di pochi mesi, e Erica D’Adda, del Pd, è dissidente bersaniana. Diciamo che non sta simpaticissima all’establishment del partito, ecco.

– Busto si distingue sempre, insomma. Senti, dammi almeno qualche certezza: il rosso Corrado e il nero Lattuada, ad esempio.

– Sono insieme, in un movimento trasversale.

– Sì vabbè, adesso però mi stai prendendo in giro.

– Dico sul serio: hanno fondato insieme la lista civica Busto Grande.

– Giura.

– Giuro.

– Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra…

– Potrebbe essere la colonna sonora delle amministrative, in effetti.

– E Gigi Farioli, che ne sarà di lui?

– Ha concluso il secondo mandato, non può ricandidarsi.

– Appunto. Non vorrà mica mettersi a lavorare, alla sua età?

– Lui dice che continuerà a lavorare per la città.

– E facendo cosa, scusa?

– Be’, potrebbe fare l’assessore o il presidente del consiglio, se vince il centrodestra. Anche se il Pd sotto sotto da mesi lo corteggia per traghettarlo di là.

– Farioli? Col Pd? Non li aveva chiamati comunisti?

– Comunisti di m…, per essere precisi. Comunque non succederà. Ma se fosse per il Pd gli farebbero ponti d’oro.

– Qui anche Gaber vacillerebbe….A proposito di ponti, avranno completato un po’ di opere. Tipo, piazza Tre Culi?

– Cantiere ancora aperto, lavori rallentati, l’autosilo cancellato per sempre.

– La Caserma dei carabinieri?

– La Caserma è sempre là, sono in causa con il costruttore. Probabilmente cadrà a pezzi ora che arriveranno a sentenza.

– Menomale che almeno hanno sistemato il commissariato di polizia…mi ricordo ancora il rinfresco della posa della prima pietra, squisito!

– In realtà la polizia è ancora in via Candiani. Lavori ultimati ma chissà quando traslocheranno.

– Palaghiaccio?

– Niente. Ancora lì, uno scheletro. Ma lo raddoppieranno.

– Allora non ti chiedo nemmeno del Borri: sarà ancora lì fermo.

– In effetti sì. C’è ancora appeso il cartello del concorso di idee.

– Cambia tutto, in modo persino inimmaginabile, ma le incompiute restano. Qualche certezza ci vuole nella vita.

– In fondo, tutto il mondo è paese. Mi sembra che anche a Roma le cose vadano così.

– Là per le amministrative c’è in piedi un bel circo Barnum, ma anche Busto non scherza!

– Vedi che ha ragione il Gigi, Farioli, quando ripete che Busto è capitale?